Dottò, la metta là

Oggi guardavo un video su Mashable nel quale si vedeva una macchina Tesla portare allegra il suo conducente in ufficio. La cosa più stupefacente del video è che una volta arrivato a destinazione il non-guidatore scende dalla vettura e questa si cerca da sola un parcheggio.

I sottotitoli del video recitano che le otto telecamere della macchina sono in grado di leggere le indicazioni sui parcheggi evitando di parcheggiare in posti dove non è concesso farlo.

Io guardavo questo video e mi immaginavo di condurre gli ingegneri di Tesla a testare una serie di Use Case tipicamente italiani.

Use case 1

Non-guidatore, in questo caso mamma, e passeggero, in questo caso figlio, arrivano davanti al parcheggio della scuola nell’ora dell’entrata a scuola. I passeggeri scendono e la macchina deve trovare parcheggio districandosi nel traffico dell’entrata a scuola.

Use case 2

Il nostro prode non-guidatore si trova in centro a Milano e scende a Piazza San Babila. La macchina trovi parcheggio in un tempo minore di quello necessario per assistere alla prossima eclisse.

Use case 3

In questo caso la macchina deposita il non-guidatore a destinazione e si trova a discutere con un parcheggiatore abusivo che gli chiede la congrua.

Use case 4

Le telecamere della nosta vettura provino ad interpretare i cartelli che governano il posteggio, il lavaggio delle strate, le soste per i traslochi con cartelli scritti da una scimmia, le mogli che stazionano in un posto libero mentre il marito arriva “in un minutino”.

Ecco, se le prove descritte in questi scenari venissero superate, io una Tesla la comprerei anche. Ammesso che abbia i quattrini per farlo.