Il 2016 è finito

Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco.

Jep Gambardella – La grande bellezza – 2013

Ho scritto qualche giorno fa che mi sarei astenuto dal redarre una lista di buoni propositi per il 2017 e ne sono tuttora fermamente convinto.

C’è solo una cosa che mi sento di ribadire in maniera decisa.

Mi sono veramente rotto le palle di leggere fregnacce il cui unico scopo è il tornaconto personale o, peggio, a favore di questo o quell’altro gruppo. Sono stanco di osservare persone che leggono commenti ed interventi con l’unico scopo di potere replicare invece che di comprendere e confrontarsi.

Per questo l’unica e sola risoluzione per il 2017 sarà una cura dimagrante per la mia dieta informativa. Solo poche e selezionate fonti che mi danno piacere e mi aiutano ad imparare cose nuove. Eliminare tutto il rumore di fondo e usare senza ritegno l’arma della sepoltura dei profili, delle notizie e dei gruppi che non servono a nulla. Ovviamente a mio insindacabile giudizio.

Citando ancora Jep Gambardella:

La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare.

Io questa scoperta l’ho fatta qualche anno fa e quindi molto prima del raggiungimento del mio sessantacinquesimo gentlìaco.

La risoluzione è già in atto. Ho eliminato la mia iscrizione ai gruppi locali e per farmi un favore mi sono iscritto alla pagina di Artribune. Ma volete mettere?

Buon 2017.