Esperienza, questa sconosciuta

Scopro che con il nuovo aggiornamento del sistema operativo il mio miracoloso Samsung S7 Edge supporta (alla buon’ora) Samsung Pay.

Ottimo, mi dico. Proviamolo subito.

Lancio l’applicazione sul terminale la quale ignora che in Svizzera si parla anche Italiano e per questo mi rimane solo il Francese ed il Tedesco. Scelgo il tedesco confidando nel santo traduttore di Google.

C’è un unico bottone sulla pagina. Lo premo e viene aperto il browser, sempre in Tedesco, che mi invita a registrarmi per il servizio. Ubbidiente lo faccio.

Al termine della procedura vengo ringraziato per l’operazione e vengo invitato ad attendere una comunicazione da parte di Samsung. Sì, ma come? Non viene detto. Mi auguro che le divinità ctonie che governano il servizio si prendano cura di me.

Pochi minuti dopo arriva un messaggio di posta elettronica che mi indica i passi successivi. Crea un account Samsung, apri qui, clicca là e poi lancia di nuovo l’applicazione Samsung Pay.

Rilancio l’applicazione la quale mi richiede che account Samsung voglio utilizzare. Ma come? Quello che ho usato quattro secondi fa, ovvio. No, lo devo dire esplicitamente perchè è risaputo che ognuno di noi ha almeno sette account Samsung tra cui scegliere.

A questo punto l’applicazione scarica alcuni componenti misteriori e si procede nella fase di setup. Mi viene richiesta l’autenticazione con impronta digitale, il PIN del dispositivo e mi viene chiesto di creare un altro PIN. Diciamo che data la natura della applicazione ci può anche stare ma il processo è tutto meno che intuitivo.

Alla fine, finalmente, posso registrare una carta di credito da utilizzare. Provo con la prima… niente, l’istituto non supporta Samsung Pay, provo con la seconda. Stesso risultato. Provo con la terza. Idem come sopra.

Finite le carte di credito mi ritrovo ad avere regalato a Samsung una chilata di dati personali e ad avere installata una applicazione inutile.

Ovviamente sul sito nessuna parola su quali siano gli istituti supportati da Samsung Pay in Svizzera.

Sarà per la prossima volta.

Come uccidere le buone idee alla nascita. Si fa per dire, neh.