Proprietà privata

Leggevo ieri questo post scritto da Sean Hollister su The Verge.

Dopo avere lasciato il suo personal computer non presidiato per qualche ora, Sean scopre che il sistema operativo Windows 10 ha eseguito in maniera del tutto automatica una procedura di aggiornamento e contemporaneamente ha installato una serie di applicazioni non richieste.

A rendere le cose ancora più spiacevoli il fatto che non si tratta di applicazioni gratuite che l’utente può utilizzare ma link a versioni online di applicazioni a pagamento, nella fattispecie Office 365.

Partiamo dalla premessa che non è stato commesso alcun abuso. Sicuramente nelle centinaia di pagine dell’End User License Agreement di Windows 10 questo comportamento viene descritto e quindi accettato dall’utente.

Rimane comunque il fatto che questo è un comportamento assurdo.

Il personal computer è come casa mia. Quando compro una casa arredata ci trovo dentro tutto quello che il precedente proprietario ci ha lasciato dentro. E’ poi una mia scelta decidere cosa tenere e cosa buttare dalla finestra. Certamente il vecchio proprietario non entra nel bel mezzo della notte a piazzare un nuovo divano in salotto con un bigliettino sopra che mi dice: “Se vuoi comprare questo divano mi devi pagare 300 euro”.

A casa mia entro solo io, e solo io decido quali mobili ci sono dentro.

Questo per quanto attiene alla installazione del software.

La partenza automatica della installazione degli aggiornamenti è un’altra cosa folle. Certamente la procedura è partita dopo che il sistema si è reso conto di un certo tempo di inutilizzo del computer ma rimane comunque una cosa inaccettabile.

Oggi i personal computer sono strumenti di lavoro vitali e, sopratutto in questi tempi di pandemia, oggetti che ci permettono di mantenere il nostro lavoro.

Che cosa sarebbe successo se per via di quella procedura di installazione l’utente avesse perso una conference call importante per la sua carriera, od un colloquio di lavoro, o semplicemente una video chiamata con delle persone care. E se avesse avuto una emergenza da dovere gestire, magari con dei documenti presenti solo sulla sua macchina?

A me l’arroganza urta sempre i nervi. Mi piace decidere, sopratutto sulle cose che sono mie e sulla quali voglio avere controllo.

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Roberto Meda

È ormai chiaro, che ogni oggetto elettronico connesso alla rete , rimane “di proprietà del vendor”, che in maniera arbitraria può aggiungere o togliere funzioni al dispositivo , anche in maniera automatica . L’esempio è dato dalle API , per la App Immuni, installate in maniera silente su ogni Smart phone. Dopo aver perso la privacy come persone , iniziamo a perdere anche il controllo dei beni che comperiamo. Pensa cosa succederà poi con l’eliminazione della carta moneta …..saremo sotto un controllo totale della nostra vita e delle nostre risorse . Ciao