Rumore

man closing his ear
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Nelle scorse settimane sono stato assente da queste pagine.

Da un lato un momento professionale particolarmente intenso che ha richiesto più attenzione del solito e dall’altro un fastidio generico nei riguardi di tutte le chiacchiere che si leggono in rete.

Mi vorrei soffermare, brevemente, su questo punto.

E’ indubbio che c’è un sacco di rumore là fuori. Il rapporto segnale/rumore è particolarmente basso. Ho smesso completamente di frequentare i vari Facebook, Instagram e compagnia cantante da più di un anno e, ammetto, non ne sento affatto la mancanza.

Dall’altro anche i pochi social network che frequento, specialmente LinkedIn, stanno mostrando segni di convergenza verso quei social network che ho deciso di abbandonare tempo addietro.

Negli ultimi mesi LinkedIn sta diventando un florilegio di poll quasi del tutto inutili. E’ ben evidente che tutti stanno cercando di crearsi la loro nicchia e tentando di acquisire followers in ogni modo pensabile ed immaginabile.

Come ho detto più volte a me non interessa sapere quanti follower ho, quante persone mi leggono e lo scopo non è quello di fare personal branding o acquisire chissà quale volume di nuovi lead commerciali. Non mi interessa e continuerà ad essere così.

E tutto questo non perché non sia interessato al successo della azienda cui presto la mia opera ma, proprio per questo, non desidero che la mia figura personale prevalga sull’interesse aziendale. C’è tutto un team dedicato che si occupa di questo ed io lavoro per questo, non per me.

Il mio ego è già sufficientemente sviluppato e non ha bisogno di ulteriori spinte a manifestarsi.

Tornando la discorso principale è oramai molto difficile scovare del contenuto di valore su LinkedIn. Ovviamente questo contenuto esiste ma è sepolto da una marea di fregnacce che lo rendono introvabile ed inutilizzabile.

Arriviamo quindi al tema chiave. Il tempo che devo spendere per trovare quel contenuto di valore sta crescendo oltre misura. Devi scorrere pagine e pagine di stronzate prima di scovare qualcosa che valga davvero la pena leggere. Non credo che sia più una cosa utile. Il tempo che ho a disposizione è sempre più limitato e preferisco perdermi qualcosa di valore piuttosto che perdermi in una affannosa ricerca di un ago in un pagliaio.

Mi limito quindi a manutenere una lista di persone di cui mi interessa l’opinione e vado direttamente sul loro profilo per vedere se hanno scritto qualcosa di nuovo ed interessante. Il flusso delle notizie generato dall’algoritmo di LinkedIn non mi interessa più.

Per il resto continuo a massaggiare con insistenza la lista dei miei feed RSS che oramai rappresenta il 95% della mia dieta informativa. Se qualcuno sgarra e comincia a postare cose poco interessanti scompare dal mio feed con buona pace mia e sua.

Per questa ragione sto pensando di rimuovere il cross posting di Corrente Debole dai vari Social Networks. Forse è meglio non contribuire oltre a questo fiume di chiacchiere, spesso inutili. E, diciamo la verità, queste chiacchiere non sono certamente qualcosa di imperdibile. Piccolo contributo nell’aumentare il rapporto segnale/rumore.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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2 Commenti
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Claudio

Io ti seguo, ma vengo direttamente a leggerti qui, da linkedin ho tolto le notifiche e che fatica stare appresso a tutto quel muro…

Andrea Galli

Ciao Alessandro! Il tuo cross posting genera alcuni dei pochi contenuti che rendono interessante la mia frequentazione di linkedin.
Continuerei a seguire Corrente Debole anche in mancanza dei post social ma, almeno per quanto mi riguarda, il rapporto segnale/rumore ne uscirebbe ancora più malconcio 🙁