
Sono piuttosto scrupoloso per quanto riguarda gli aggiornamenti software. Scrupoloso è dire poco dal momento che aggiorno sempre tutto non appena possibile come se da quello dipendesse la mia esistenza terrena.
Nel pomeriggio di ieri, tra una riunione su Teams e l’ennesimo file Excel da aggiornare, mi sono accordo di un aggiornamento del firmware e del software della mia periferica audio.
Da bravo tecnocrate praticamente ho lanciato il programma di aggiornamento e mi sono accordo che tra una cosa e l’altra l’aggiornamento avrebbe dovuto scaricare da Internet poco meno di 12 Gb di dati. Sì, signori, avete capito bene, 12 Gb di dati per fare funzionare quell’accrocchio che si occupa di convertire i miei sproloqui quotidiani in sequenze di zero e di uno.
Come si dice da queste parti, io ho l’età dei datteri e quindi immagino che i più giovani non si possano capacitare di quanto sto per dire, ma lo dirò lo stesso.
Ma vi ricordate quando per fare funzionare una scheda audio bastava infilare nel lettore di floppy disk un dischetto dalla capacità di 1.44 Mb, sì megabytes?
Gen Z e Gen Alpha che leggete, abbiate la cortesia di farvi un giro su Google, anzi, no, su ChatGPT per capire esattamente che cosa sia un floppy disk ed un dischetto.
Vero è che la mia scheda audio attuale si scarica appresso ai driver una spropositata quantità di plugin audio che il venditore si auspica io compri nel prossimo futuro ma è altrettanto vero che 12 Gb sono veramente fuori dal mondo.
Oppure la verità è che sono io a cominciare ad essere fuori dal mondo dato che i ragazzini cominciano a lasciarmi il posto quando salgo in metropolitana?
In alternativa è anche possibile che io abbia aperto il mio portafoglio per comprare qualche cosa molto al di sopra delle mie reali necessità. Cosa, anche questa, molto probabile.