Tracciati!

black remote control on white surface
Photo by Sten Ritterfeld on Unsplash

Leggevo ieri pomeriggio un articolo intitolato “Someone could be tracking you through your headphones“.

Sostanzialmente alcuni auricolari Bluetooth non implementano quella che viene chiamata MAC Address Randomization. Ogni oggetto che colleghiamo al nostre cellulare via Bluetooth ha una sorta di firma che lo identifica in maniera univoca, il MAC Address, appunto.

Ogni oggetto Bluetooth genera traffico radio per potere funzionare ed in ogni messaggio che viene scambiato è contenuta la firma che lo identifica.

Questi messaggi possono essere intercettati da chiunque spendendo pochi dollari o addirittura usando il chip Bluetooth a bordo di qualsiasi personal computer.

E’ abbastanza chiaro che il possesso di un oggetto è generalmente legato ad una persona, sopratutto per quanto riguarda gli auricolari. E’ molto difficile che io presti i miei auricolari a qualcun altro.

Esiste quindi un potenziale problema di tracciamento e di privacy.

Lo standard esiste e potrebbe essere implementato per evitare che questo sia possibile. E’ chiaro che quando si compete in un mercato superaffollato e molto competitivo sul punto prezzo si può essere tentati di lasciare indietro qualche feature che la maggior parte degli utenti nemmeno conoscono.

Se poi pensiamo a quanti oggetti possono oramai essere collegati al nostro smartphone credo che si possa pensare a questo come un potenziale problema di privacy. In questo momento al mio telefono cellulare sono colelgati i miei AirPods ed il mio Apple Watch. Tre oggetti che credo siano sufficienti ad identificarmi ed a tracciarmi se essi non implementassero la feature di cui sopra.

Il punto qui è che la privacy non insiste solo sul proprio personal computer e smartphone. E’ un concetto molto più ampio che riguarda tutta la tecnologia di cui ci circondiamo e che, spesso, confina in universi che con la tecnologia nulla hanno a che fare.

Gli oggetti connessi sono una figata, ed io ne sono sempre circodato. Questi oggetti parlano di continuo, ed ascoltarli non è poi una cosa così difficile. E’ vero che questi dialoghi sono (quasi) sempre inintellegibili perché protetti da crittografia ma spesso già sapere che due oggetti sono vicini e che stanno parlando tra di loro è una informazione sufficiente ad invadere la nostra privacy.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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