Un giorno che dura una settimana

Ci sono dei giorni che durano una settimana o, in altre parole, ti danno l’idea di avere ottentuto quello che di solito impieghi una settimana ad ottenere.

Oggi è stato uno di quei giorni.

Una sveglia all’alba per prendere un treno per Roma. Tre ore spese a rivedere in maniera certosina un executive summary per una presentazione ad un CEO alle 17.30. Essere puntacazzisti non aiuta in questi casi.

Il solito flusso di messaggi di posta elettronica con cose più o meno importanti. Trovare il modo di litigare virtualmente con il tuo locatore per qualcosa che io ho ritenuto essere un vero e proprio ricatto.

Provare a fare una telefonata importante, purtroppo senza successo.

Arrivare a Roma e fiondarsi in centro per la revisione del materiale per l’incontro con un altro CEO nel primo pomeriggio. Avere il tempo di stupirsi del fatto che a Roma piova.

Saltare in taxi e andare a parlare di chi sei e di quello che fai con il solito entusiasmo che mi travolge quando mi capita di fare queste cose.

Sapere che c’è un team di persone di talento che si sta facendo un mazzo tanto perchè tu possa andare a fare il tuo show. Saltare in taxi consapevole di avere giusto il tempo necessario per il prossimo appuntamento.

Guardo l’orologio e sono già le quattro e mezza del pomeriggio.

Osservare il traffico che scorre lentamente mentre sei al telefono con un’altra persona di talento per definire insieme come dividerci il materiale da illustrare.

Scendere dal taxi con giusto il tempo necessario per farsi annunciare e poi via in due ore e mezza di review finale di un progetto importante. Ancora una volta notare come ti stai accalorando nel raccontare perchè hai fatto certe scelte, perchè le cose sono strutturate in un certo modo e perchè la strategia è stata costruita secondo questi razionali.

Lasciare la parola alla persona che è con te e rendersi conto che, cavoli se è brava, se la cava meglio di te nella sua parte.

Terminare l’incontro con il CEO alle otto di sera e fermarsi per le ultime chiacchiere.

Chiedere esplicitamente al tuo cliente “Sei contenta?” e sentirsi rispondere “Sono molto contenta!”.

Uscire dal palazzo alle otto e mezza e vedere che quel piazzale che nel primo pomeriggio era pieno di auto ora è completamente vuoto. Aspettare il taxi che ti porta in albergo.

Parlare con il conducente di moto e di quanto sei ancora affezionato alla tua Yamaha SuperTenerè. Arrivare in albergo e ordinare qualcosa in camera perchè, genio, nell’albergo che hai prenotato il ristorante è a due chilometri di distanza.

Scrivere queste poche righe e rendersi conto di due cose.

La prima è rendersi conto che tutto questo non sarebbe possibile se insieme a te non lavorassero persone che ogni giorno danno tutto quello che hanno per i progetti su cui lavorano. Persone che ti danno l’opportunità di brillare, ma di luce riflessa. Ci metti del tuo ma senza l’insieme non potresti illuminare nemmeno uno sgabuzzino.

La seconda è constatare che fai tutto questo perchè ti piace e ti fa sentire vivo come non mai.