7 sono i giorni che mi separano dal momento in cui mi verrà iniettata la prima dose di vaccino in contrasto alla epidemia di COVID-19.
Vi dico come la penso.
In prima istanza non mi sto facendo grandi menate, termine tecnico di derivazione scientifica, riguardo il tipo di vaccino che verrà usato su di me. Moderna, Astra Zeneca, Johnson&Johnson e via discorrendo. L’importante, almeno per me è che sia un vaccino con il virus e che gli effetti collaterali gravi sia relativamente statisticamente rilevanti.
Da questo punto di vista non ho alcun timore. Sono sempre stato piuttosto fatalista. Se qualcosa deve andare storto, andrà storto- C’è qualcosa che io posso fare per evitare che qualcosa vada storto? Direi di no. Quindi: inutile menarsela.
Reputo i rischi collegati ad una vaccinazione superiori al rischio di un contagio? Assolutamente no. La percentuale di decessi dovuti al contagio per la mia fascia di età si aggira intorno al 4%. Decisamente qualche ordine di grandezza superiore alla percentuale degli effetti collaterali gravi legati alla vaccinazione. Razionalmente decido di vaccinarmi per puro calcolo.
La vaccinazione avrà un effetto sulle mie abitudini? Credo proprio di no. Non la considero uno strumento che possa concedermi maggiori libertà o leggerezza nel mio comportamento quotidiano. Piuttosto, lo considero un ulteriori strumento di protezione dal contagio. Mantenendo le mie abitudine, che, per inciso, mi hanno permesso di evitare di lasciarci le penne, credo che questa protezione abbasserà ancora il rischio di un contagio.
Per il resto posso attendere che tutta questa buriana sia passata prima di concedermi il ritorno totale alle mie abitudini.
E poi vuoi mettere fare il vaccino a Villa Erba a Cernobbio?
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast