Leggo oggi uno splendido articolo sulla storia e sulla ricostruzione dell’albergo Waldorf Astoria di New York. Lo scrive Laura Leonelli su domenica del Il Sole 24 Ore. Splendido ed evocativo scritto.
Ho avuto modo stare a New York molto spesso e quell’edificio me lo ricordo perfettamente. La sua architettura Art Déco mi ha sempre colpito ed affascinato così come il suo interno.
E’ un albergo nel quale sono scese alcune delle personalità più importanti del mondo sin dal momento della sua inaugurazione nel 1931.
Henry Ford, Thomas Edison, Sir Thomas Lipton, Henry Firestone, Charles Schwab, Walter Chrysler, George Eastman, Thomas Wilson, Elsa Maxwell, Cole Porter, Marilyn Monroe, Alcide de Gasperi, Herbert Hoover, Dwight Eisenhower, Viaceslav Molotov, Louis B. Mayer. Potrei continuare all’infinito toccando qualsiasi esponente della cultura, della politica e del mondo degli affari.
Al tempo del suo massimo splendore fu definito: palace for the public, and stage for the wealthy.
Il Waldorf Astoria è una delle massime rappresentazioni della funzioni di un albergo. Ho sempre considerato gli alberghi come dei luoghi magici e densi oltre misura di storie incredibili.
Non solo gli alberghi di lusso ma qualsiasi albergo, compresi i più modesti o, addirittura, le pensioni. Sono sempre luoghi di incontro e di scambio. Una sorta di melting pot in cui persone e culture si incontrano e interagiscono per i motivi più diversi.
Sono quei luoghi in cui si concludono affari più o meno leciti. Persone di cultura vi si incontrano per scambiare idee o sogni. Luoghi in cui nasce o finisce un amore od una storia. In questi posti ci si sente più liberi trovandosi al di fuori dei vincoli imposti dagli uffici o dalle proprie case.
Puoi trovare l’apertura alla conversazione che ti offre il bar dell’albergo o l’intimità della camera che ti ospita. Puoi scegliere quale visibilità dare allo scopo del tuo viaggio. E’ un luogo in cui la serendipità regna sovrana.
Puoi semplicemente sederti nella hall e limitarti ad osservare le persone intorno a te e lasciare correre la tua fantasia costruendo le storie più incredibili. Immaginare trame da spy story od amori impossibili. Puoi costruire complotti politici o pensare alla creazione di accordi commerciali improbabili. Probabilmente uno dei migliori luoghi in cui uno scrittore potrebbe trovare ispirazione per i suoi personaggi.
Mi piace stare in albergo. Sin dal momento in cui varco l’ingresso comincio a costruire la mia storia. La prima conversazione con la reception comincia ad impostare il tono del mio soggiorno. Osservo il mio interlocutore, valuto quanta confidenza mi sta dando, cerco di comprendere che tipo è mentre i primi tasselli della storia che sto inventando cominciano a prendere il posto che gli spetta.
L’albergo ha una sua nobiltà implicita, quale che sia il suo rango.
Nobiltà che invece non ha il Motel al quale, grazie al cielo, è stato appiccicato in maniera posticcia un nome diverso. Il motel è un luogo vile e vigliacco. E’ il luogo frequentato da persone che non hanno il coraggio di affrontare la realtà e fare i conti con le proprie responsabilità. E la fuga dalla realtà è grandemente espressa dalla rappresentazione che viene resa dalle pubblicità. Specchi alle pareti, o sul soffitto. Lenzuola di seta (che poi sono terribili se aveta mai avuto modo di provarle). Vasche idromassaggio dalle dimensioni imperiali e colori che nessuno penserebbe mai di avere in una camera da letto. Qui non nascono storie, non ci si scambiano idee. E’ un luogo in cui la vita reale si interrompe per entrare in un limbo senza alcun futuro. Un luogo che un futuro non è nemmeno degno di averlo.