In questa settimana mi sono ritrovato in viaggio e sono stato ospite di due diverse strutture.
Una delle due decisamente molto fighetta. Situata sul fiume in un luogo spettacolare e con grandissima cura per i dettagli. Non c’era, in effetti una virgola fuori posto nelle poche ore in cui mi sono trattenuto.
La seconda, assolutamente decorosa ma decisamente meno figa ha qualche aspetto da migliorare.
Ora sono seduto sul letto e ripenso alle cose che degli alberghi mi hanno sempre dato fastidio.
- Il frigobar che fa lo stesso rumore di un 747 in fase di decollo. Oramai ogni volta che entro in una camera di albergo la prima cosa che faccio è fermarmi dietro la porta ed ascoltare i rumori molesti per poi provvedere ad eliminarli senza pietà. E poi, ovviamente, dimenticarmi di rimettere tutto nelle condizioni in cui lo avevo trovato.
- Le prese di corrente posizionate senza alcun raziocinio. Ho il sospetto che in questo caso la colpa sia da attribuire agli architetti ma sempre più spesso mi ritrovo con prese del tutto inaccessibili. Sono spesso costretto a staccare lampade, telefoni, sveglie ed affini per riuscire a raggiungere una presa di corrente. Ultimamente mi sono messo a viaggiare con una prolunga e così non se parla più.
- I mobili, ed in generale, l’arredamento sbeccato. Per qualche giorno quella camera è la mia casa e, di fatto, non è la mia casa. Già per questo mi girano le palle. Se poi devo anche vedermi circondato da mobili poco curati mi girano le scatole ad elica. Ovviamente non faccio alcuna menzione del dubbio gusto di alcuni albergatori. In alcuni casi ti ritrovi a soggiornare nella stanza di Francesco Giuseppe o, in alternativa, nella cella di conservazione di Oblivion. Se non sapete arredare affidatevi a qualcuno che abbia una qualche contezza di cosa sia il gusto e la moderazione.
- I termostati. I termostati delle camere d’albergo, sia in inverno che in estate, sono progettati da minus habens. La maggior parte di loro è del tutto inoperabile ed una discreta quantità di loro non funziona proprio. Riuscire ad avere un clima temperato in camera è impossibile. Si oscilla sempre tra il circolo polare artico e l’equatore. In alcuni casi ci sono aggeggi elettronici più o meno touch. Novelli Jony Ive che si sono messi a giocare con le interfacce, la maggior parte delle volte incomprensibili.
- Gli alberghi, sopratutto quello un pochino alla mano, che ti consegnano un mazzo di chiavi che nemmeno San Pietro. Chiave della camera, chiave del portone, chiave del parcheggio, chiave del frigobar il tutto attaccato ad una statua a misura naturale del santo patrono del luogo.
- Gli asciugacapelli. Adesso siate sinceri. In quante occasioni avete trovato un asciugacapelli degno di questo nome? Io molto, molto raramente. La maggior parte di loro emette un flusso d’aria del tutto paragonabile alla capacità polmonare di un malato d’enfisema. Altri hanno dei cavi talmente ingarbugliati che per asciugarti i capelli devi baciare le piastrelle. Solo in alcune occasioni si trova l’asciugacapelli in uno dei cassetti. In quel caso spesso funziona.
- I tubetti di shampoo, gel doccia, eccetera eccetera. Mi domando spesso per quale motivo non si sia ancora trovato un metodo più efficiente per fornirmi quanto mi serve per avere una vita sociale. Spesso sono di ridottissima quantità. Ora, io non voglio sprecare ed inquinare ma darmi quanto mi serve per insaponare almeno l’ottanta per cento del mio corpo sarebbe il minimo.
- Luci intermittenti di varia natura. In questo caso si passa dal led dell’allarme antifumo che lampeggia ogni cinque secondi come se fosse il segnalatore della presenza di un traliccio dell’alta tensione. La luce della televisione in stand by che riluce sempre un pochino sinistra o la luce della sveglia con i due punti che lampeggiano ogni secondo. Intollerabile.
- Il telefono della Barbie. Non so per quale motivo ci si ostini a dotare le camere di un telefono. Io credo di non avere fatto una telefonata dal telefono dell’albergo negli ultimi venti anni o giù di lì. Concedo il fatto che per i contatti interni con la struttura potrebbe anche avere la sua utilità. Che almeno sia un telefono con una certa dignità.
- Gli interruttori. Un’altra categoria di oggetti il cui uso è difficile interpretare è quella degli interruttori, sopratutto se sono interruttori di “design”. Ogni volta devo premerli tutti trecento volte prima di riuscire a fare buio nella stanza nel momento in cui decido di volere riposare. E non parliamo di quei posti in cui anche le tende sono automatizzate. Caccia al tesoro.
- Gli ometti negli armadi. Qui distinguo due categorie per me insopportabili. Quelli antifurto che mi domando ancora chi nel 2020 ruba gli appendini dagli armadi degli hotel e quelli che sono tutti spaiati e ovviamente derivanti da operazioni di recupero.
- Gli asciugamani e le lenzuola lise. Inutile aggiungere altro. Non entro nemmeno nel tema lenzuola in stile “Sacra Sindone” perché fortunatamente da qualche anno posso permettermi qualcosa di meglio.
- La doccia che non ha sufficiente portata. Torno in camera dopo una giornata di lavoro e l’unica cosa che desidero ardentemente e infilarmi sotto una doccia bollente e dal gesto possente. Sempre più spesso, purtroppo mi capita di ritrovarmi sotto un getto che assomiglia a quello della fontanella del paese.
- La doccia che ha troppa portata. Spesso, per incuria, si lascia che il calcare si depositi così tanto da impedire il corretto flusso dell’acqua attraverso tutti gli ugelli disponibili. Il risultato è che ti ritrovi a fare la doccia sotto una idropulitrice ad altissima pressione.
- La doccia che è impossibile da regolare. Non si riesce a trovare un equilibrio nella temperatura dell’acqua. In questo caso si oscilla dalla temperatura delle acque del Mar Baltico all’acqua di un geiser del parco dello Yellowstone.
- I muri troppo sottili. In questo caso nel migliore dei casi puoi ascoltare tutte le conversazioni con compagni, mariti, mogli, amanti. In alcuni casi ti ci appassioni pure e vuoi sapere come va a finire. Può capitare di seguire l’audiofilm scelto dal nostro vicino di camera. Lui vede e sente, tu senti soltanto. Ed infine i campioni di acrobazie dell’arte amatoria affiancati da vocalizi degni della migliore pornostar. In questo la fortuna risiede nel fatto che il maschio medio non offre servizi di lunga durata.
Insomma, la sostanza è che nella maggior parte dei casi l’albergo non ti consegna alcuna esperienza. Non c’è proprio nessuna cura nella creazione di una esperienza per gli ospiti e questo è un vero peccato.