“Grazie” ed “È severamente vietato”

Appartengo a quella categoria di automobilisti che si ferma per fare attraversare i pedoni sulle strisce pedonali. Sempre e comunque.

Mi fa sempre sorridere il fatto che la quasi totalità delle persone alzi il braccio in un gesto di rigraziamento. Questo è il paese in cui si deve ringraziare chi rispetta le regole invece di fare valere, semplicemente, un proprio diritto.

Sulle strisce pedonali il pedone passa prima dell’auto. Punto.

Art. 191. “Comportamento dei conducenti nei confronti dei pedoni.”

  1. Quando il traffico non e’ regolato da agenti o da semafori, i conducenti devono fermarsi quando i pedoni transitano sugli attraversamenti pedonali

Fine della discussione. Si sappia che io non ringrazio mai.

Dello stesso tenore trovo esilaranti i cartelli di divieto il cui incipit è “è severamente vietato”. Il divieto è un assoluto di per sé. Non ci sono gradi diversi di divieto. Non c’è un leggero divieto, un piccolo divieto, un grande divieto e, di conseguenza, non puoi “severamente vietare”. È vietato e basta.

 

Altro giro, altro regalo

Lo scorso anno ci siamo ritirati al cementificio di Bioggio per capire come dovevamo cambiare per affrontare il nuovo mondo che abbiamo contribuito a creare.

Ci eravamo riusciti e, nonstante tutti i dolori che abbiamo sofferto, siamo stati in grado di cambiare forma.

La settimana scorsa lo abbiamo fatto ancora. Sappiamo bene che il cambiamento continuo è imprescindibile.

Lo scorso anno eravano più o meno trenta persone. Lo scorso Mercoledì ne ho contate quarantotto ed altre stanno arrivando nei prossimi giorni.

Si cambia, ancora.

Ogni tanto mi domando se sia davvero necessario o se, piuttosto, non sia possibile sederci e goderci qualche anno tranquillo. La realtà è che nessuno qui dentro è in grado di farlo. Non possiamo stare fermi, non è nella nostra natura e non è nella natura della disciplina che mastichiamo faticosamente ogni giorno.

E’ difficile? Potete scommetterci. E’ uno sforzo continuo di adattamento a contesti diversi.

E’ divertente? Non potete immaginare quanto! Non riesco ad immaginare niente di più divertente in questo momento della mia vita professionale.

Non sto a raccontare i dettagli del lavoro che abbiamo fatto ma credo che il risultato più importante sia avere realizzato che vederci a distanza di dodici mesi per affrontare il cambiamento non è più sostenibile. Per questo uno degli obiettivi che abbiamo raggiunto, e di cui vado maggiormente fiero dato che è un parto della mia  è stato di creare un organismo che si prenderà cura del cambiamente continuo su base mensile.

Mi aspetto grandi cose. Si aspettano grandi cose da me.

E va bene così.

 

 

Laurea

Coloro i quali mi conoscono, anche superficialmente, sanno quanto io sia attratto dalle varie campagne di Kikstarter, Indiegogo e via dicendo.

Nel corso di questi anni credo di avere finanziato le cose più astruse e geek esistenti sul pianeta. Ovviamente si tratta di un rigurgito infantile sempre alla ricerca di nuovi giocattoli.

Circa ventuno mesi fa mi accade di imbattermi in una campagna su Gofundme. Long story short. A causa del cambiamento dei parametri con i quali vengono assegnate le borse di studio in una facoltà di medicina uno studente proveniente da una famiglia non abbiente si ritrova senza sussidi.

A causa di questo, e non avendo altre fonti di reddito, potrebbe essere costretto ad abbandonare il suo corso di studi.

Per questo motivo decido di contribuire con un discreto contributo perchè la cosa mi appassiona, molto.

A quasi due anni di distanza, e dopo avere ricevuto diversi aggiornamenti sul suo percorso di studi, vengo a sapere che a metà Settembre la persona che ho aiutato discuterà la sua tesi e otterrà la sua laurea.

Ecco, questa cosa mi rende molto felice. Molto più felice di qualsiasi gadget io avrei potuto comprare.

Bravo! Ma questo te lo scriverò di persona.

Prenotalo

Cara Amazon,

io sono un grande utilizzatore di Kindle e tra una cosa e l’altra compro più o meno cinque o sei libri al mese dal tuo store.

Il mio comportamento d’acquisto è forse peculiare dato che compro le mie letture ad ondate. Diversi libri per volta in modo da avere sempre qualcosa di pronto da leggere quando termino un libro.

Questo comportamento fa si che quando termino il mio backlog di libri io vada sul tuo store sul kindle, ordini i libri per data di uscita e cominci con i miei acquisti.

Come tutti ho i miei autori preferiti e quando li noto tra le nuove uscite mi precipito ad acquistare. Sì, compulsivamente.

Da qualche mese a questa parte hai preso l’abitudine di pubblicare le nuovo uscite sullo store quando non sono ancora effettivamente disponibili, ma solo prenotabili per una consegna al momento della disponibilità.

Ora, avrai fatto i tuoi studi sulla uabilità e sul customer journey atteso ma, almeno per me, quando io vado in quella sezione dello store io voglio leggere, subito!. Non voglio prenotare un libro. Voglio avere immediatamente qualcosa su cui dirigere le mie pupille.

Il fatto che tu renda disponibile qualcosa per la prenotazione sortisce due effetti negativi:

  • Delude le mie aspettative di lettore che immaginava di trovare qualcosa di nuovo dai suoi autori preferiti.
  • Fa sì, e questa è la cosa peggiore, che quel testo scompaia dal mio radar temporale. Questo perchè quando mi troverò nella stessa situazione continuerò ad ordinare i libri per data di uscita e quindi seppellisce quello che avrei comperato in pagine che difficilmente raggiungerò durante la mia ricerca.

Forse io non sono abbastanza diligente da tenermi una lista dei miei autori preferiti da consultare periodicamente ma, secondo me, tu non mi stai aiutando come potresti.

Decisioni

Credo che tutti ogni giorno ci troviamo di fronte a delle decisioni da prendere. L’impatto che queste decisioni hanno sulla nostra vita e sulla vita degli altri varia grandemente.

Negli ultimi dieci anni mi trovo nella condizione di dovere prendere delle decisioni che hanno conseguenze non solo sulla mia vita, professionale e non, ma anche sulla vita di altre persone.

Questo aspetto introduce un livello di complessità ulteriore nella gestione del processo decisionale. Per quelle decisioni che mi coinvolgono personalmente e non hanno conseguenze su altri sono sempre stato piuttosto leggere. In fondo si tratta solo di una valutazione veloce e di un grandissimo “chissenefrega”.

Ci sono tre elementi che caratterizzano decisioni complesse.

  1. Decisioni più complesse richiedono una gestione totalmente diversa e una valutazione più di lungo periodo che mi breve medio periodo.
  2. La complessità deriva anche dal fatto che spesso non si tratta di singole decisioni ma di un ecosistema di decisioni che si influenzeranno a vicenda e che devi cercare di prevedere almeno a livello macroscopico.
  3. Decisioni complesse richiedono anche che tu decide che percentuale di rischio pensi di poterti assumere senza scivolare nella pura incoscienza.

Essere in grado di armonizzare questi tre aspetti ti rende efficace e ti permette di essere in grado di giustificare e spiegare ogni scelta a chiunque te lo chieda.

In fondo credo che questa sia la parte più interessante del mio lavoro.

Non sempre è andata bene. Ho fatto diverse cazzate inenarrabili ma niente di talmente grave da essere irrecuperabile.

Panificare

Confesso. Avevo lasciato morire Bubbles, il mio lievito madre, senza troppi rimorsi. Che padre disumano mi sono dimostrato essere nei suoi confronti.

Al ritorno dalle vacanze ho deciso di fare partire l’operazione Jurassic Park cercando di riportarlo in vita. Per il momento tutto procede per il meglio e l’erede di Bubbles comincia a fare il suo lavoro.

E’ ancora presto per metterlo all’opera ma molto presto si torna a panificare.

E’ una cosa che mi riempie sempre di grande soddisfazione. C’è qualcosa di profondo nel pane e, per i procedimenti lunghi e misurati che uso, anche di rilassante. Mi permette di pensare mentre lo sento tra le mie dita e sotto le mie mani.

E’ sempre una grandissima emozione.

Io vi consiglierei di provare. Nel caso vi passo Bubbles quando sarà sufficientemente in forma.

Curricula

Sono mesi che mi sorprende l’acredine delle “genti dell’Internet” nei confronti di Laura Boldrini.

Ora, al di là delle proprie convinzioni politiche, avete mai dato una occhiata al curriculum vitae del Presidente della Camera dei Deputati?

Dai, su.

Per puro esercizio ho preso alcuni dei commenti più livorosi e sono andato a vedermi il profilo Facebook degli utenti che li hanno scritti e, dove possibile, il loro profilo LinkedIn.

Non ci siamo ragazzi. Non c’è paragone alcuno. Non vi potete nemmeno avvicinare alla carriera del Presidente, così come non posso farlo io.

Cattiveria gratuita.

Primo giorno

Strana sensazione.

Tutto è come lo ho lasciato. Non ci sono emergenze da gestire o problemi urgenti da risolvere. Credo che in anni di lavoro sia la prima volta che mi accade. Finalmente, direi.

Una atmosfera solida e piacevole che attenua l’impatto del rientro dalle vacanze. In realtà sono ancora in vacanza. La vacanza sarà il mio stato mentale da qui in avanti.

Ritrovo il solito entusiasmo nel parlare del futuro di Sketchin. È una sensazione che riscalda e rassicura.

C’è silenzio e quiete. Tutto è rallentato e in stato di riposo.

Preparo i miei appunti per i giorni a venire. Passa un pensiero cupo subito illuminato da un altro molto più goioso. Arriverà la prossima settimana.

Hic manebimus optime.

Ancora

E poi, senza una particolare ragione, o, forse, con tutte le ragioni del mondo ti ritorna il desiderio di scrivere quattro fesserie.

Strano che succeda il giorno in cui terminano le vacanze e inizia un periodo lavorativo complesso. Strano anche che non si tratti di un proposito di fine anno.

Parola chiave: leggerezza. Chè mi sono frantumato le palle di tutti questi pesi e zavorre.

Nessun programma, nessuna scadenza. Solo quando ne avrò voglia, ma non è detto.

Ci si sente nei prossimi giorni. Ora ho un pochino di cose da rimettere in fila.

Cultura

La cultura aziendale si definisce anche nelle piccole cose.

Se mi impedisci di accedere a Spotify non stai facendo bene alla cultura della tua azienda, specialmente se intendi portare tra le tue file giovani talenti.

Da questo punto di vista io sono assolutamente aperto. Visita qualsiasi sito vuoi, guarda qualsiasi video desideri, ascolta qualsiasi tipo di music vuoi e, magari, condividila con me.

Questo posto sarà un posto migliore.

 

Binge watching

Io provo spesso a resistere alla tentazione di guardare le serie tv “a nastro”, in modalità binge watching come dicono quelli fighi.

La verità è che ci riesco pochissime volte e tendo a trasformare la mia esperienza su Netflix in una serie di maratone interminabili.

Fino a che ci saranno degli sceneggiatori che mi pongono un quesito al termine di un episodio io non sarò in grado di governare questa abitudine.

Va detto che più o meno la stessa cosa avviene con i libri e per questo non c’è da stupirsi della trasposizione del comportamento sul piccolissimo schermo.

E comunque, funziona anche in palestra sul tapis roulant.

Apple Pay

Con qualche secolo di ritardo rispetto al mondo civilizzato Apple Pay è stato lanciato anche in Italia.

Dato che qualche tempo ho parlato del processo di onboarding di Samsung vale la pena spedere qualche bit per parlare di quello di Apple.

Diciamo che non c’è paragone. Dal punto di vista della usabilità Apple lo fa come deve essere fatto. Ancora una volta i coreani sono surclassati dal dominatore assoluto.

Purtroppo anche per Apple i circuiti supportati sono pochi e quindi non posso usarlo.

Una nota riguardo questa specifica esperienza vista da parte del cliente che la vive:

  • Apple Pay –> figo, lo voglio usare
  • Comincio ad usare l’applicazione –> fighissimo, in 20 secondi sono pronto a registrare una carta di credito.
  • Carta 1 –> Circuito non supportato
  • Carta 2 –> Circuito non supportato
  • Frustrazione per non potere usare il nuovo giocattolo
  • Conclusione per l’utente finale: Apple Pay fighissimo, banche merda

Questa è la percezione dell’utente finale. Lasciamo perdere per un istante le probabili commissioni da taglieggiatori che Apple starà richiedendo agli istituti di credito. Questa è la percezione dell’utente finale: Apple è innovativa e mi semplifica la vita, le banche sono il solito ostacolo alla innovazione nei servizi di pagamento in mobilità.

Hai voglia a spiegare la realtà delle cose.

La mappa ed il terreno

Oggi leggevo questa cosa:

“Floating in outer space and looking down on earth, one would see a perfectly smooth, spherical ball. But zoom in and you’ll find valleys drilled thousands of feet into the surface, and mountains shooting miles into the sky. There is a world of difference between glancing at a map and traversing the terrain.”

Non vi sembra che possa essere vero anche per le cose di tutti i giorni?

Osservare l’insieme è molto diverso dall’osservare il particolare.

 

Difesa

In oramai quasi trent’anni di onorata, insomma, quasi sempre, carriera mi sono convinto che una delle caratteristiche principali che deve avere una persona che gestisce altre persone sia quella di difenderle ad oltranza.

Questa difesa si esercita in forme diverse. Assumendosi la responsabilità di un errore anche quando questo non è stato commesso direttamente. Difendendole apertamente quando sono oggetto di attacchi o interferenze gratuite. Evitando che vengano oppresse da richieste provenienti dai cliente e che loro si sentono disposti ad accettare per non avere problemi.

Convinciamoci anche che il cliente non va difeso ad ogni costo. Se il cliente usa strumentalmente la relazione cliente/fornitore o esercita pressioni al di fuori della norma che il responsabile intervenga e lo rimetta al suo posto.

Sono tutte forme di sudditanza che devono essere superate se davvero vogliamo imparare a lavorare in maniere diversa e più serena.

Le tavole della legge

Da qualche tempo ho ricominciato a frequentare una palestra e, come ho già scritto qualche giorno fa, confermo che si tratta di un bacino antropologico di tutto rispetto.

Nella tarda serata di ieri sono rimasto colpito da un genere molto particolare di frequentatori che rappresenta la quasi totale maggioranza della popolazione della palestra.

Si tratta delle persone che si muovono all’interno degli spazi tenendo in mano i fogli che contengono il loro programma di allenamento. Non se ne separano mai nonostante, immagino, sia una lista che si ripete nel tempo.

Continuano ad avere gli occhi fissi su di esse. La leggono e la rileggono come se da un lato quel documento contenesse la verità e dall’altro avesse un non so che di taumaturgico rispetto alla realizzazione degli obiettivi.

È vero che per ottenere dei risultati sensibili devi seguire un programma adatto a te e che tu devi seguire in maniera molto precisa. Mi domando per quale motivo non siano in grado di memorizzare il contenuto ed evitare di circolare con questo insieme di fogli stropicciati e sudaticci.

È ben evidente che io non ho un fogliettino. Per fortuna sono ancora in grado di ricordarmi il programma che usavo qualche decina di anni fa quando giocavo a pallacanestro. Immagino di essere un animale raro all’interno della fauna attuale della palestra.