In questi giorni sto giocando moltissimo con Ableton e con il controller Ableton Push.
Ableton è una applicazione dalla potenza straordinaria. Puoi farci cose che sino a qualche anno erano assolutamente inimmaginabili in questo campo. Questa potenza si esprime in una complessità intrinseca dello strumento.
La complessità non è mai un problema. Basta studiare e la superi con relativa semplicità. Si tratta solo di una funzione in base tempo. Più tempo hai a disposizione per studiare, più velocemente sarai in grado di domare la complessità.
Per quanto riguarda le potenzialità il discorso è ben diverso.
Essere esposti ad una quantità enorme di opzioni per potere scrivere musica è in un certo qual modo limitante. Alla fine ti perdi a fare tweaking di centinaia di parametri che ti distraggono da un processo che dovrebbe essere principalmente creativo.
Alla fine hai imparato tutto su filtri, effetti, strumenti e via dicendo ma non hai scritto una nota che sia una.
Forse questo genere di applicazioni dovrebbero metterti davanti ad una progressiva esposizione delle potenzialità. Cominci con poche cose e poche opzioni e una volta che hai fatto il grosso del lavoro ti dedichi al perfezionamento di quello che hai creato.
C’è questa bella applicazione sul mac che si chiama Flowstate. E’ una applicazione che ti permette di scrivere dei semplici testi. Quando lanci l’applicazione decidi per quanto tempo vuoi scrivere e dai un nome al tuo file. Se durante la scrittura del testo non digiti nulla per più di 5 secondi tutto quello che hai scritto viene cancellato automaticamente.
In questo caso il concetto è portato all’estremo ma diciamo che si avvicina.
Tutto questo vale, ovviamente, se hai qualcosa da dire.