Capita di imbattersi in vite incredibilmente straordinarie che hanno il pregio di farti guardare al tuo paese con occhi diversi e di farti chiedere dove sia finito lo spirito vissuto durante quegli eventi.
Domenico Mondelli è stato un Generale di Corpo d’Armata del Regio Esercito. Iniziò la sua carriere militare con i Bersaglieri, conseguì il brevetto di pilota nel 1914 e fu la duecentesima persona ad ottenerlo nel mondo. A quel tempo l’aeronautica militare ancora non esisteva e i pochi piloti, con i loro apparecchi, erano inquadrati tra le fila del Genio Militare.
Con la costituzione del Corpo Aeronautico Militare nel 1913 divenne comandante della 7a Squadriglia di Bombardamento al momento della sua costituzione nel 1916.
Si guadagnò sul campo tre Medaglie d’Argento al Valor Militare, due Medaglie di Bronzo al Valor Militare, una Croce di Guerra al Merito e altre onoreficenze.
Si oppose più volte alla discriminazione subita dal governo fascista facendo ricorso ben quattro volte al Consiglio di Stato ottenendo esito favorevole in ogni occasione.
Fin qui nulla di strano. Sembrerebbe la specchiata carriera di un militare di prim’ordine.
Certo, non foss’altro che Domenico Mondelli, nato Wolde Selassie, era un uomo di colore adottato (in realtà non fu mai adottato, ma questa è un’altra storia) da un Tenento Colonnello di Parma, Attilio Mondelli.
Al momento della sua uscita dalla Regia Accademia Militare di Modena servì nei Bersaglieri che ancora una volta si dimostrarono capaci di superare qualsiasi ostacolo di carattere razziale, così come avevano fatto con Michele Amatore, altro militare di colore.
Ecco, mi domando, quel paese dove è finito?
Per chi volesse approfondire è uscito l’anno scorso un libro scritto da Mauro Valeri intitolato “Il generale nero. Domenico Mondelli: bersagliere, aviatore e ardito”.
Che poi, “bersagliere, aviatore e ardito” sono di già una avventura in tre parole.