L’italica fantasia che si adopera per contravvenire ai provvedimenti legislativi si è nuovamente messa all’opera dal momento in cui il Green Pass si è rivelato necessario per andare a mangiare una spigola nella sala di un ristorante.
Leggo che la Polizia Postale ha sequestrato 32, dico, trentadue, canali di Telegram nei quali si faceva mercimonio di Green Pass fasulli.
L’articolo che ho letto riporta questo messaggio con il quale veniva spiegata la sostanza della transazione:
Ciao, con i dati che ci fornisci una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale: così risulti realmente vaccinato per lo Stato, e avrai un falso green pass.
Il pagamento veniva richiesto in criptovalute o con buoni acquisto per gli acquisti in rete.
Ora, non credo che ci voglia un genio dell’informatica per comprendere che si tratta di una truffa.
La “dottoressa nostra collaboratrice” compila un certificato vaccinale. Già questo non suona verosimile. La dottoressa dovrebbe avere accesso ai sistemi che contengono le informazioni per poterlo fare e dubito che chiunque desideri mettere in gioco la propria carriera per qualche spicciolo.
Già questo basterebbe a farti desistere dall’idea.
Basterebbe poi chiedere al “cuggino” che ne capisce di computer se il certificato vaccinale falso sia una vera possibilità.
Ricordiamoci come funziona il processo:
Quello due chiavette nella immagine qui sopra sono il motivo per cui non è possibile generare un QR Code che possa superare i controlli. Il certificato digitale viene firmato con delle chiavi che sono custodite dal Ministero della Salute. Senza quelle chiavi non potrai mai firmare digitalmente un certificato e non potrai mai superare i controlli.
Perchè ho detto improbabile ma non impossibile? Semplicemente perché quelle chiavi da qualche parte stanno e non sappiamo a quali misure di sicurezza esse siano sottoposte. Se qualcuno rendesse pubbliche quelle chiavi crittografiche allora chiunque sarebbe in grado di produrre un Green Pass valido con una decina di righe di codice.
Vero è che esistono tutti gli strumenti fisici e digitali per proteggere quelle chiavi ma, pensando all’ultimo incidente nel Lazio, la possibilità esiste. A dire il vero, al di là di quanto accaduto nel Lazio, la possibilità esiste sempre.
Certo che dai 150 ai 500 Euro per un QR Code non è male.
La banda bassotti, di cui fanno parte due minorenni, è stata scoperta grazie al tracciamento delle transazioni in criptovaluta. La banda bassotti lo stava facendo male. Criptovaluta non è sinonimo di anonimità miei cari. Non che sia impossibile complicare la vita a chi sta cercando di tracciarti ma bisogna saperlo fare. Potevate chiedere 🙂
Concludo dicendo che ho visto su Apple Store una applicazione che visualizza il contenuto del QR Code del Green Pass in vendita per 1,39 Euro. Accidenti, allora il mio codice di qualche giorno fa vale 1,39 per ognuno di voi che lo ha letto ed utilizzato. Mi fate una ricarica?
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast