Ho un ricordo di quando ero ragazzino di questa nebbia che avvolgeva le cose al calare della sera. Era una nebbia impenetrabile che non ti permetteva di vedere ad un palmo dal naso.
Quel tipo di nebbia che quando presi la patente ti costringeva a guidare con la testa fuori del finiestrino per trovare la linea di mezzeria.
Era una nebbia che ti entrava nelle ossa con la sua umidità. Allora non ci facevo molto caso data l’età. Era poco più di una scocciatura durante lo scorrere dei giorni.
Nel corso degli anni quella nebbia è scomparsa per lasciare il passo a una foschia più sottile e gestibile. Quella foschia che chi non è di Milano chiama comunque nebbia non essendo consapevole di cosa fosse la vera nebbia di Milano.
Camminare in quel mare lattiginoso aveva un suo fascino e confesso che mi piaceva muovermi lì dentro, quasi nuotandoci dentro. Lasciava spazio ai tuoi pensieri non distraendoti da quello che ti circondava.
In questi ultimi giorni qualcosa che si avvicina a quella nebbia è ricomparsa nel paese in cui abito ed è come un tenero viaggio nel passato. La mattina quando esco per salire in macchina indugio nel cammino per gustarmela un pò e tornare indietro di qualche anno.
Fisicamente la sento molto più di una volta e ne pago il prezzo. Un prezzo che tutto sommato sono disposto ad investire per ritornare indietro nel tempo per qualche minuto.