Dopo più di 54 giorni di clausura oggi mi sono concessa la prima libertà personale.
In prima battuta avevo deciso di andare a correre. Pensavo che ricominciare con 5km di passo basso potesse essere una buona idea per ricominciare a fare quello che ho sempre fatto prima di questi momenti al chiuso.
Mi sono infilato una delle mie magliette tecniche, pantaloni corti, cardiofrequenzimetro e scarpe d’ordinanza. Mi stavo allacciando le stringhe delle scarpe quando mi sono guardato allo specchio.
Ha vinto l’indolenza. Mi sono detto: “Alessandro, ma davvero hai voglia di andare a correre?”.
L’angelo sulla mia spalla destra diceva: “Certo che ne hai voglia e poi è ora che cominci a smaltire tutto quello che ti sei cucinato in questi due mesi!”
Al diavolo sulla spalla sinistra è bastato dire: “Dai, cominci domani.”
Inutile dirvi quale consiglio ho seguito.
Mi sono rivestito ed ho optato per una più classica passeggiata sul lungolago. Al di là della fatica trovo che sia stata una scelta corretta. Avevo voglia di guardarmi intorno, vedere la costa del lago, sentire i rumori che mi circondano senza l’affanno della corsa.
Tutto sommato una piccolissima libertà che non avevo mai considerato come così preziosa. Ed invece quest’ora di cammino ed i sette chilometri lungo il lago sono stati una delle cose più piacevoli di sempre. Si dice, il piacere delle piccole cose.
In questo caso le piccole cose ritrovate e non date più per scontate.