In questi giorni si tiene a Las Vegas il Consumer Electronic Show, una delle più grandi fiere dell’elettronica di consumo.
L’evento si tiene a Las Vegas e devo ammettere che non esiste città migliore per ospitare un evento di questo genere. Ad un Europeo Las Vegas appare come un continuo susseguirsi di cose di poco senso.
Las Vegas è una città che ho frequentato molto. In parte per via del CES, in parte perchè era la sede in cui si tenevano gli eventi di una azienda per cui ho lavorato per una decina d’anni.
Sono sempre rimasto esterrefatto dall’entusiasmo che i miei colleghi americani dimostravano per questa accozzaglia di artefatti copiati da tutto il mondo, dal mondo delle favole o dai miti del passato.
Una città in cui tutto mi sembrava finto ed artificiale. Quel microclima e quegli ambienti costruiti per rendere il giorno uguale alla notte. Il modo migliore per tenere incollate le persone alle slot machines o costringerle a vagare all’interno di un casinò come se il tempo si fosse fermato.
Una città strana, quasi un non luogo.
Per certi versi è una città stupefacente in termini di accoglienza. Ci sono posti in cui puoi ospitare migliaia di persone per farle assistere ad un unico evento. La prima volta mi stupii di queste enormi ballroom piene di sedie, una fila dopo l’altra. Mi sono abituato in fretta a queste dimensioni.
Mi piaceva osservare. Mi sono ritrovato ad osservare lavoranti travestiti da centurioni che fumavano una sigaretta nel parcheggio di un albergo. Ho visto spogliarelliste uscire dai locali patinati in cui ballavano vestite in tuta e felpa. Ho osservato la quantità di lavoro necessario dietro le quinte per rendere tutto così splendente agli occhi dei turisti.
Per tenere insieme un artificio come quello c’è bisogno di tanto sudore, ma deve essere sudore che non si vede altrimenti il sogno dorato si infrange.
C’è la promessa di sbancare un casinò e tornare a casa con un assegno che ti risolve la vita. Durante un viaggio aereo verso Las Vegas da New York mi capitò di avere di fianco una persona che si occupava dell’industria dei casinò. Mi ha raccontato di come tutto si costruisce per trattenere i clienti all’interno dell’edificio. Vieni servito di cibo e bevande davanti alle slot machines od ai tavoli da giochi non perchè si desideri prendersi cura di te ma perchè devi continuare a spendere il tuo denaro senza distrazioni. La casa non perde mai, il bilancio è sempre a sfavore del giocatore.
Io gli dissi che ogni tanto si legge di qualcuno che torna a casa con una grande vittoria e lui mi disse una cosa che mi colpì molto: è vero, ma è gente che non è abituata al denaro e finisce sempre male. Credo che avesse ragione.
E’ la città dell’eccesso. In generale gli Stati Uniti sono una nazione di eccessi ma Las Vegas è particolare. Prendete ad esempio le porzioni dei ristoranti. Sono enormi. Io non credo di essere mai riuscito a finire un piatto in un ristorante di Las Vegas. Nemmeno quando ero un trentenne in forma e dal grande appetito.
E’ una città in mezzo al deserto. Costruita dove il buon senso avrebbe suggerito di non farlo. Eppure sta lì e le sue luci si dice si vedano dallo spazio.
Quasi quasi ne sento la mancanza.