Le scarpe e zio

Mio zio era un colonnello dell’Esercito Italiano in congedo.

Senza ombra di dubbio era il mio eroe preferito. Aveva fatto la guerra, era stato prigioniero degli inglesi in India, era stato sfiorato dallo scandalo della Rosa dei Venti per poi dedicarsi ad avventure professionali altrettanto eccitanti per un ragazzino di sei anni.

Per quello che potevo cercavo di frequentarlo il più possibile spingendolo a raccontarmi quelle sue storie fantastiche.

Ricordo che aveva una cura maniacale per le sue scarpe.

Le posava sul tavolo della cucina deopo avere disposto un foglio di giornale a proteggere la superficie e cominciava ad occuparsene.

Una spazzola per togliere la polvere, spazzole di colore diverso per ogni tipo di cuoio. Un lucido da scarpe di marca inglese cui si doveva dare fuoco nel barattolo per sciogliero un pochino prima di usarlo. Un panno per ogni colore da usare dopo avere steso il lucido. Il controllo finale per verificare il buono stato dei lacci e le forme tendiscarpe che, secondo la sua opinione, erano fondamentali per l’eleganza della calzatura.

Io ho passato tanto tempo osservandolo compiere questo rito ogni sabato mattina.

Adesso faccio lo stesso con le mie scarpe, almeno quelle che me lo permettono.

In quei minuti mi immagino che zio Rolando sia lì ad osservarmi. Chiacchieriamo e ci lasciamo con il nostro consueto abbraccio.

Quando ripongo le scarpe all’interno della scarpiera, sorrido sempre.

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