Chi mi conosce personalmente sa benissimo che la parola innovazione mi fa venire l’orticaria al solo sentirla.
Questo è particolarmente vero se essa è contestualizzata.
Se è vero che è necessario ripensare a modelli organizzativi, modelli di business, reazione con il cliente è altrettanto vero che tutte queste iniziative si devono calare in una visione organica della propria evoluzione aziendale e, perché no, personale.
Io ritengo che l’innovazione vada misurata in termini relativi e non assoluti.
Vi faccio un esempio”agricolo” come diceva la mia professoressa di analisi all’università.
Se la tua azienda non si è mai occupata di analizzare il customer journey dei tuoi clienti cercando di capire dove questi si incastrano nella navigazione della tua complessità è inutile che tu faccia partite un progetto per la realizzazione di un BOT per l’esistenza on-line.
Nella migliore delle ipotesi butti i tuoi quattrini dalla finestra. Nella peggiore continui a torturare i tuoi clienti con un’altra cosa di cui non hanno, ancora, bisogno.
Non esiste quindi una innovazione assoluta ma solo un delta di innovazione che è relativo rispetto al tuo status quo.
Per questo il primo passo è cercare di comprendere lo status quo e solo dopo lanciare un programma di innovazione.
Se poi si riuscisse a non chiamarlo programma di innovazione sarebbe meglio anche se, in fondo, è solo una etichetta.
Come sappiamo con le etichette non si pagano gli stipendi.