Questa pandemia globale ha costretto molti di noi ad affrontare modalità del tutto nuovo attraverso le quali svolgere il nostro lavoro. Abbiamo dovuto cercare di crearci uno spazio in casa dal quale potere lavorare, abbiamo fatto un uso intensivo di strumenti di comunicazione e abbiamo usato nuovi strumenti di collaborazione online.
Da un lato devo dire che per noi non è stata una grande novità. Il lavoro non nello stesso luogo per un team era formalizzato da tempo ed il nostro metodo di lavoro si adatta perfettamente a queste modalità.
E’ naturale che siamo una eccezione.
Se costruisci autovetture è piuttosto difficile che tu possa lavorare da remoto.
Nonostante questa ovvia limitazione è però vero che questa nuova situazione ci ha costretti ad immaginare un modo nuovo di svolgere la nostra attività quotidiana.
Giornalmente ci giungono notizie di aziende che decidono di offrire flessibilità più o meno grande ai propri collaboratori.
Non è certo una novità. Prendiamo ad esempio Automattic, l’azienda che ha come suo prodotto principale WordPress. Loro da sempre hanno adottato un modello completamente distribuito e sono anni che dimostrano che funziona perfettamente.
Non più tardi di qualche giorno fa Salesforce ha dichiarato di permettere ai propri collaboratori una totale flessibilità riguardo il luogo di lavoro. Questo genere di annunci oramai non si contano più.
Quello che mi lascia perplesso nel panorama Italiano sono questo genere di discorsi su modelli che provengono dall’estero. Credo che sia chiaro a tutti che in Italia questi modelli non possono essere replicati in maniera perfettamente identica in modo molto veloce.
Non possono essere copiati così velocemente perché esiste un insieme di contratti e normative che devono essere rispettati e che sono cogenti per le aziende e per i dipendenti delle aziende.
Facciamo un esempio semplice. La normativa che riguarda la sicurezza sul lavoro, anche per coloro che siedono davanti ad un personal computer tutto il giorno. Questo per citare qualcosa che è normato. Il fatto che non si sabbia bene come ricompensare la connessione ad internet per citare qualcosa che non è normato.
Per noi che siamo una azienda Svizzera con diversi dipendenti Italiani, i così detti frontalieri, esiste il tema della doppia imposizione. Se vivi nella fascia di confine non sei sottoposto a doppia imposizione ma se comunque spendi più di 180 giorni lavorativi in Italia sei sottoposto comunque a doppia imposizione fiscale.
Quindi se da un lato va bene ripensare il nostro modo di lavorare è strettamente necessario che governo ed istituzioni si adeguino a queste nuove modalità e che modifichino quelle norme che governano questi aspetti del lavoro.
Il problema, come sempre, è il fatto che il mondo del lavoro si modifica ad una velocità molto superiore a quella del mondo delle norme che lo governano.
In tutta sincerità non credo che saremo pronti in tempi brevi a questo genere di cambiamenti e questo sarà un problema non banale; non tanto per le aziende, quanto per le persone che ci lavorano che saranno inevitabilmente costretti a vivere dei paradossi burocratici che difficilmente potranno superare con serenità.
E questo come se non fosse tutto già sufficientemente complicato.
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast