Leggevo ieri un articolo, e non ricordo dove, che sosteneva che secondo i manager italiani la trasformazione digitale sarà lo strumento principe per l’evoluzione delle loro aziende e dei loro mercati.
Quasi tutti sanno quanto sono allergico al termine “trasformazione digitale” se questo è privo di contenuto e viene usato solo per vendere la consulenza di turno dalla società di consulenza di turno.
Detto questo io sono convinto del fatto che il digitale è uno strumento di grande valore per le aziende che lo affrontano nella maniera giusta essendo in grado di distinguere il segnale dal rumore dal quale sono travolte.
Manca un pezzo.
Il pezzo che manca è l’utente finale.
Io sono convinto del fatto che il valore della trasformazione digitale si divide in maniera equa tra l’azienda ed il suo utente finale. E tra questi deve esservi un equilibrio di interessi e vantaggi.
Se pensiamo alla trasformazione digitale solo con la lente dell’azienda ci siamo persi un pezzo fondamentale e decisivo per il successo di qualsiasi iniziativa di questo genere.
Se mi dovessi trovare a sostenere il valore del design, quello vero, quello fatto bene, non esiterei a dire che il valore risiede nella costante ricerca di un equilibrio tra gli obiettivi di business dell’azienda e gli obiettivi personali dell’utente finale.
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast