Molti anni fa, scendendo le scale della azienda per la quale lavoravo per andare a fumare, trovai una delle persone del mio gruppo in lacrime.
Mi fermai immediatamente e mi misi a parlare con lei cercando di capire per quale motivo stesse piangendo.
Mi disse che si sentiva pressata da una serie di cose urgenti. In realtà mi disse che tutto era urgente, tanto da non riuscire a capire di che cosa occuparsi e, sopratutto, di come occuparsene.
Io ricordo che le dissi che per nessun motivo si dovrebbe permettere ad un lavoro di farti piangere e che, in ultima analisi, se tutto è urgente, nulla è urgente.
Questa è la verità delle cose.
Ricordiamoci anche che la maggior parte di noi non fa il neurochirurgo e salva vite umane e per questa ragione il concetto di urgenza è veramente molto relativo. Io al massimo, oggi, la vita delle persone la complico.
Ricordo che la persona si sentì in qualche modo rincuorata da quella affermazione ed ebbi la sensazione che il suggerimento venne adottato. Diciamo che questo potrebbe rivelarsi wishful thinking ma tant’è.
Ora quella persona ha delle grandi responsabilità, è una persona dal talento assoluto, ed io mi auguro di averle insegnato qualche cosa non strettamente legatoa alla sua sfera professionale ma che le sia tornato utile. Sopratutto che sia tornato utile alle persone che lavorano per lei.
Oggi sono io ad avere l’impressione che tutto sia urgente e che non abbia sufficiente spazio per fare tutto al meglio. Ecco, oggi vorrei che ci fosse qualcuno a dire a me la stessa cosa. Aspetta un attimo… C’è! Sono io!
Niente è urgente.