Qualche giorno dopo avere compiuto cinquantacinque anni e, incidentalmente, con l’arrivo della Pasqua che, in un certo qual modo, è un momento di rottura mi ritrovo a fare qualche considerazione sullo stato della mia carriera.
Ripenso a tutto il percorso che ho fatto in questi ultimi 31 anni di lavoro e mi rendo conto di essere stato molto fortunato.
Ero appena tornato dal mio anno di servizio militare quando lessi un annuncio sul Corriere della Sera. Internet non esisteva ancora, almeno non nella forma che conosciamo oggi. Risposi a quell’annuncio inviando il mio allora scarno curriculum. Sono sincero. Non avevo grandi aspettative di successo. Come dicono gli americani era un “long shot”.
Mi ritrovai a fare un colloquio dove parlai della mia esperienza con Unix System V e scoprii solo allora di avere preso la strada giusta. Non c’erano molte persone che avevano le stesse conoscenze allora. Fui assunto.
In quel momento, il 1 Febbraio 1991, cominciò la mia carriera.
Devo dire che sono sempre stato molto fortunato. Sulla mia strada ho sempre incontrato delle persone molto preparate. Persone che non hanno mai esitato a condividere con me le loro conoscenze e la loro esperienza. Forse allora c’era molta meno politica nel mondo tecnico e per questa ragione posso dire che i miei primi anni di lavoro sono stati anni di pura formazione.
In quegli anni mi sono veramente divertito molto ed ho imparato tantissimo. Sono tuttora convinto che la conoscenza di basso livello di Unix mi abbia condotto ad una approccio definitivamente sistematico all’informatica. Ancora oggi penso che quelle conoscenze mi permettano di navigare con una certa sicurezza nel mare magno di tecnologie che abbiamo oggi a disposizione.
Ero comunque molto ambizioso, almeno nei primi anni. Sì, l’aspetto tecnologico mi attirava in maniera esagerata ma quando potevo andavo a ficcare il naso nelle offerte che facevamo ai nostri clienti, nelle strategie di marketing della casa madre, nelle politiche di vendita e di pricing. Ero convinto che una cosa non potesse esistere senza l’altra.
Ho speso quasi dieci anni in quel contesto e poi, cosa che ha caratterizzato tutta la mia carriera, ho preso una direzione diversa.
Sono passato da una grande azienda che produceva hardware ad un’altra che si occupava di lettori di codici a barre e di terminali portatili. Mi affascinava l’idea del piccolo. Un piccolo computer che potevi tenere in mano e che poteva leggere codici a barre. In una seconda fase si cominciò a parlare di comunicazioni Wireless ed anche quella fu una grande occasione.
In quegli anni comprai il mio primo telefono cellulare e mi dissi che quella tecnologia era una figata pazzesca. Non più tardi di qualche mese dopo ricevetti una telefonata da parte di un head hunter che mi raccontava di una nuovo azienda di telecomunicazioni appena nata. Non indugiai un attimo e nel corso di tre colloqui nello stesso pomeriggio accettai l’offerta.
Un altro cambiamento radicale nel lavoro che avrei svolto.
Lì dentro feci delle cose altrettanto fighe. Quello dove lavoravo era uno dei pochi operatori di telefonia mobile che disegnava parte dei propri terminali mobili ed accessori. Fu allora che cominciai ad interessarmi di design e capii quanto questo elemento fosse cruciale per l’utente finale.
E poi un’altra inversione a u. Passai a fare il general manager di una grande azienda di design americana famosa per avere progettato, tra le altre cose, il design language “Snow White” per Apple ed il Sony Trinitron. Anche in quel caso accettai senza indugi. Con il senno di poi posso dire che non fu una grande idea. Sono stati i tre anni più difficili per la mia carriera e, se da un lato ho imparato molto, dall’altro ho sofferto altrettanto.
E poi una chiacchiera con Luca ed il mio passaggio in Sketchin. In un certo qual modo un’altra inversione a u. Uscire da uno studio affermato per entrare in uno studio piccolo ma di grande talento e con tanta voglia di crescere.
Questa sì fu una scelta giusta e, di fatto, ho speso in Sketchin più tempo di quanto non abbia mai speso in nessuna altra azienda. Sono sempre stato molto irrequieto ma qui credo di avere trovato la mia dimensione ideale.
Oggi sono molto meno ambizioso e non mi curo molto della politica che mi circonda.
Se guardo con attenzione la mia carriera è sempre stata come una corsa su un otto volante. Ho preso del tempo una serie di decisione che con il senno di poi potrebbero essere considerate ad alto rischio. E’ vero. Ho sempre scelto con la pancia da un lato e con il desiderio di divertirmi dall’altro.
Alcune scelte le ho pagate, alcune molto care. Eppure non le rinnego. Probabilmente le rifarei senza pensarci un attimo. Sono stato fortunato, molto. Le cicatrici che ho accumulato negli anni mi hanno condotto qui e quando le osservo oggi, sorrido.