E quindi Apple…

magnifying glass on white table
Photo by Markus Winkler on Unsplash

… ha deciso che metterà il naso nella libreria delle foto dei propri utenti, per il momento statunitensi, alla ricerca di pornografia che coinvolge minori.

Diciamo che letta così suona anche abbastanza bene.

A dire il vero non mi convince proprio del tutto. Che oramai si sia consegnata gran parte della nostra esistenza digitale a colossi come Apple, Google, Amazon ed affini dovrebbe essere cosa nota a tutti.

Ora, da un lato Apple sembra avere intrapreso una crociata per la difesa della privacy dei propri utente e dall’altro dice senza mezzi termini che andrà a infilare il naso nella libreria delle foto dei suoi utenti, sebbene per un motivo sensato.

Tutti i dati sui nostri telefoni sono protetti, si suppone. Quello che abbiamo su iCloud è crittografato e solo Apple possiede, oltre a noi, le chiavi per decrittografarlo, se necessario. Su richiesta della autorità giudiziaria posso fornire accesso a dati che altrimenti sarebbero inaccessibili.

Io credo comunque che il telefono sia oggi una discreta rappresentazione della nostra vita reale. In esso ci sono una quantità di informazioni personali del tutto inimagginabile. Questo vale sia per l’informazione diretta che per l’informazione ombra.

Ora, io non ho mai scambiato fotografie del mio impianto idraulico personale con nessuno, e dubito che possa essere di interesse per chicchessia, ma mi domando per quale motivo Apple debba essere a conoscenza dell’essenza dei miei attributi.

E questo, ovviamente, apre una porta. Se è vero che oggi lo scopo è nobile chi ci dice che domani non verrà usato, chissà, per classificare le foto dei nostri animali domestici? Oppure altri oggetti o persone? Non abbiamo questa garanzia e solo Apple sarà a conoscenza dell’algoritmo che il classificatore utilizzerà. Falsi positivi? Possibile… se mano una foto di mio figlio di sei anni sul bagnasciuga, il ricevente verrà avvisato del fatto che sta per ricevere una foto potenzialmente pericolosa? Mi sembra uno scenario non del tutto improbabile.

Chi si ricorda di quel nonno che ha rischiato il linciaggio in un parco pubblico da parte di uno stuolo di mamme pancine che lo ha scambiato per un pedofilo quando stava aiutando il nipote a fare pipì?

Il passo è breve.

E, ad ogni modo, si comincia con le fotografie e si potrebbe poi passare alla scansione dei messaggi di testo, alla posta elettronica, ai documenti e via dicendo.

Se sono un procuratore della repubblica e mi occupo di questi reati, verrò tacciato di pedofilia sugli archivi di Apple?

No, non mi convince affatto.

Eppure, il tema è importante. Non ho una soluzione da proporre, ma quella di Apple non mi convince.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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