Questo periodo di lockdown continua senza che sia in grado di prevederne la fine e quindi continua la consueta routine di questi mesi.
Purtroppo oggi gli elementi e le divinità ctonie del quieto vivere mi sono avverse.
Questa mattina alle 8.30 è andata via nuovamente la corrente. Era accaduta la stessa cosa ieri pomeriggio. Peccato che questa mattina fossi sotto la doccia e dopo avere visto scomparire la luce del bagno non sono stato sufficientemente veloce da prevedere che anche la caldaia si era spenta.
Il risultato è stato che in dieci secondi si è abbattuta su di me una pioggia di ghiaccio liquido che mi ha paralizzato.
Ovviamente uscito dalla doccia l’asciugacapelli non poteva funzionare e quindi ho dovuto avvolgere la testa in un asciugamano che mi ha istantaneamente trasformato in Moira Orfei, ma senza rossetto.
Senza corrente la macchina del caffé americano non funziona. Dobbiamo usare la tradizionale moka. Provo ad accendere il fornello ma l’interruttore piezoelettrico non funziona. Bene, usiamo un accendino. Peccato mi fossi dimenticato di avere tenuto il gas aperto per cui mi sono bruciacchiato i peli della mano.
Un delicato aroma di peli di pollo abbrustolito si è diffuso in tutta la cucina che nemmeno in un ristorante cinese di quart’ordine. Alcune delle divinità sono state invocate, credo peggiorando il loro atteggiamento nei miei confronti.
Bene, è ora di cominciare a lavorare. Ok, Google è fighissimo ma senza connessione di rete serve con il due di picche a briscola. Niente lavoriamo su qualcosa offline. Ehm, mi sono dimenticato di ricollegare l’alimentatore del mio PC ieri sera e durante la notte la batteria si è scaricata.
La tentazione di rimettermi il pigiama e rimettermi a dormire sino a domani è oramai fortissima.
Mi rendo conto che sta per finire la carta igienica e se non definiamo la carta igienica bene di primaria necessità quale bene può esserlo? Ho quindi la licenza di uscire, e poi devo anche comprare delle sigarette.
Scendo in garage e le divinità sferrano un altro colpo. La batteria della macchina è morta. Beh, dopo che se ne è stata lì ferma per più di quindici giorni era una cosa da aspettarsi.
Appoggio le mani sul voltante e chino la testa sulle mai mormorando tristissimo: “Oggi non è proprio giornata”.
Ok, col cavolo che vincerete. Me ne torno a casa e dal mio iPhone mi occupo di quello che è necessario. Faccio un paio di telefonate e fisso qualche appuntamento per i giorni a venire. Non posso fare molto altro sui documenti se non cose veloce ma tutto sommato funzionato.
Presbiopia a parte perché dopo un’ora e mezza sul telefono ho gli occhi che sembrano quelli di un rapinatore dopo avere ricevuto una ricca dose di spray al peperoncino.
La corrente è tornata, finalmente.
Oggi credo che non rimanga altro che mettersi in cucina e farsi un piatto di pasta alla carbonare cucinata con tutti i sacri crismi per risollevare le sorti.
Ora inpiatto.
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast
Quando accade, concordo con l’approccio, sedersi e far calare il silenzio. Da lì qualcosa di buono nasce sempre, ma ci vuole pazienza perché il maremoto si plachi. Speriamo che oggi sia meglio.