Il mondo perfetto

Alla mia tenerissima età e considerata la quantità di capelli bianchi che orami mi contraddistingue sono perfettamente consapevole del fatto che il mondo perfetto non esiste. E’ una pura utopia.

Non esiste il lavoro perfetto. Non esiste l’azienda perfetta. Non esiste la compagna perfetta. Non esiste la famiglia perfetta.

Nel migliore dei casi ti puoi avvicinare alla perfezione ma la perfezione, per sé, è irraggiungibile.

Tutto è perfettibile ma non perfetto.

Per questo quando mi capita di condurre delle exit interview con persone che hanno deciso di spostarsi verso altre aziende rimango sempre molto perplesso dalle motivazioni. Chiaramente l’età gioca un ruolo fondamentale ed essere convinti di avere trovato qualcosa che maggiormente si avvicini alle proprie, legittime, aspirazioni fa parte della crescita di ognuno di noi.

In genere non commento mai più di tanto perché in fondo i consigli sono sempre un modo per dare una mano di vernice al tuo vissuto e venderli come se fossero nuovi. Perfettamente inutile e decisamente sconsigliato. Ognuno deve avere la libertà di prendere le sue decisioni ed io non ho mai intenzioni di convincere qualcuno a rimanere a tutti i costi. Non sia mai.

Mi limito a sorridere tra me e me ed, in fondo, a provare un po’ di invidia per l’età e l’ingenuità. Ci sta.

Spesso interpreto la cosa come una fuga. Non trovo qui quello che cerco e provo a cercarlo altrove. Può darsi che abbia maggiori probabilità di trovarlo. Purtroppo raramente accade. La tendenza sarà di scambiare l’eccitazione della novità con il raggiungimento di uno stato simile alla perfezione. Segue, a distanza più o meno lunga, un reality check che ti riporta nel mondo reale. La scena si ripete e si fa un altro salto.

Per quanto complicata sia la situazione che si sta vivendo la fuga non è mai una soluzione.

Io sono fermamente convinto che se una cosa non ti piace non devi scappare, la devi affrontare standoci dentro.

Devi stare dentro per comprenderne i meccanismi e cambiarla da dentro, profondamente. Tutto questo magari utilizzando tecniche di guerriglia. Apparire come se si fosse stati assimilati dal sistema e operare sotto-traccia per cambiarlo. Lentamente ma inesorabilmente in funzione del ruolo che si gioca all’interno del sistema.

La fuga paga nel breve periodo ma non nel lungo.

Giusto i miei due soldi. Poi fate un pò quello che volete. Io sono comunque quesi arrivato a fine corsa.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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