Oltre al Manuale dell’Ingegnere c’era una cosa nello studio di mio padre dalla quale non riuscivo a stare lontano: il regolo calcolatore.
Mio padre li teneva sul suo scrittoio e ne aveva quattro. Ognuno aveva scale e dimensioni diverse e mi attraevano come poche altre cose in casa. Erano gli anni 70 e certamente non avevamo un computer; credo che non avessimo nemmeno una calcolatrice.
Quegli oggetti erano affascinanti per un ragazzino di dieci anni. Tutte quelle scale, il movimento dei cursori e quei piccoli manuali che contenevano formule per me del tutto incomprensibili.
Anche mio padre ne era gelosissimo e gli riservava una cura quasi ossessiva.
Quando divenni più grande riuscii a farmi spiegare il loro funzionamento e, oltre al fatto di avere speso del tempo con mio padre, imparai finalmente ad usarli, sebbene per le operazioni più semplici.
Io ricordo che rimasi impressionato dalla velocità con la quale mio padre riusciva a fare calcoli anche complessi. Dopo la sua scomparsa ho ereditato dei suoi quaderni scritti a mano che riportavano alcune delle cose che lui faceva durante il suo lavoro. Fogli e fogli di calcoli espressi nella sua precisissima scrittura. Solo in quel momento capii il valore che per lui aveva il regolo calcolatore.
Oggi quei regoli calcolatori sono nel cassetto della scrivania del nostro studio ed io sono ancora capace di usarli e ogni tanto ci giocherello per quale minuto.