In fondo non è un lavoro

white and black letter t-print
Photo by Pablo Arroyo on Unsplash

Qualcuno tra i miei tre lettori avrà notato che sono stato piuttosto assente da queste pagine nei giorni scorsi. Niente di che.

Nell’economia di questo sito che, come ho più volte scritto, serve più a me che voi mi ritrovo meno coinvolto nello scrivere e molto più teso verso una serie di eventi che stanno accadendo nella mia vita personale e professionale.

Queste cose richiedono grande attenzione e cura e questo sito soffre del fatto che il tempo a disposizione è limitato. Semplicemente mi dedico ad altro.

D’altronde se non ci si può prendere una pausa da qualcosa senza sentirsi in colpa, questa cosa è un lavoro e non un divertimento. E’ assodato il fatto che queste pagine non sono un lavoro. Nella loro vita non hanno mai generato un centesimo e mai lo faranno. Al contrario generano dei costi, diretti ed indiretti.

Per questo, come si dice a Roma, fatevela bastare. Questo, ovviamente, ammesso che foste particolarmente interessati a quello che scrivo.

Anche chi controlla queste pagine per vedere se possono urtare la sensibilità di qualcuno si ritroverà con meno lavoro sulle spalle. Che poi, ma ve lo immaginate che immane rottura di palle dovere leggere qualcosa a cui non sei minimamente interessato solo per vedere se dico delle fesserie o meno? Diciamo che nella scala Schiavone delle rotture di coglioni questa è almeno al livello nove, se non di più.

E poi Sabato accadrà una cosa molto bella che richiederà certamente cura ed attenzione nei prossimi anni a venire. Credo che ne parlerò quando sarà effettivamente avvenuta. E no, non vado davvero in Svezia.

Tutto cambia, continuamente e mai come ora sono contento di cambiare di continuo lasciandomi trasportare dalle emozioni del momento. Oramai sono divenuto totalmente refrattario a qualsiasi tipo di menata che non mi interessa. Tendo a liquidare tutto in maniera molto veloce ma, mi auguro, sempre efficace. O, almeno, nella maniera che io ritengo efficace.

Come diceva Jep Gambardella: “La più consistente scoperta che ho fatto dopo avere compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare.”

Io ci sono arrivato a cinquantaquattro. No, non è vero. E’ avvenuto almeno due anni fa.

Tantissima roba come direbbe il mio figlio maschio adolescente preferito.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notify of
guest

1 Comment
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
Claudio

In fondo è così, è una cosa che deve andarci bene come è. L’importante è sapere che tutto va bene o nella norma, che semplicemente sei preso da cose più importanti. A presto