Qualche sera fa ero sdraiato sul letto della cameretta di Lorenzo e stavo parlando con Beatrice. Ci capita abbastanza spesso di fare queste chiacchierate tra di noi. Giochiamo, ci raccontiamo cosa è successo durante la giornata, ci diciamo la cosa che ci è piaciuta di più e quella che ci è piaciuta di meno e così via.
Ad un certo punto Beatrice si è fatta serissima e ha iniziato un discorso. Quando comincia questo genere di conversazioni assume sempre una espressione che oramai riconosco e capisco che sta per dire qualcosa che le preme veramente.
B: “Papà, tu non hai davvero idea di quanto bene ti voglio.”
A: “Davvero? Prova a dirmelo.”
B: “Infinito.”
Un attimo di sussulto da padre che gongola. Quel genere di momenti nei quali tua figlia, o tuo figlio, potrebbero chiederti qualsiasi cosa e tu cederesti senza la minima esitazione.
Beatrice non si ferma e prosegue nel suo ragionamento.
B: “Anche se so che infinito non finisce mai, anche a mamma voglio un bene infinito.”
A: “Mi sembra giusto.”
B: “Anche se due infinito sono uguali ti devo dire che a mamma voglio un pochino più di bene, ma solo un pochino.”
Ecco in questo momento ho capito che le mie quotazioni non possono salire oltre un certo livello fisiologico.
A: “Ma certo Bea, capisco quello che vuoi dire. Mi puoi spiegare per quale motivo a mamma vuoi un pochino più di bene? Non sono geloso ma mi piacerebbe capire meglio cosa vuoi dire.”
B: “Ma papà, io sono cresciuta nella pancia di mamma e poi la mamma è sempre la mamma.”
Definitivo.
Torniamo a giocare a MilleStorie.
Per chi non conosce MilleStorie. MilleStorie è un gioco che abbiamo inventato anni fa con Lorenzo e Beatrice. Si può giocare a MilleStorie in tanti. Un partecipante inizia una storia di pura fantasia con una frase. Il giocatore successivo continua la storia con un’altra frase e si continua sino a che non si arriva ad una conclusione della storia.