Macchine del tempo

grayscale photography of clock
Photo by noor Younis on Unsplash

Sono un avido consumatore di contenuti, molti di questi provenienti da Internet. Articoli, immagini, video, post, tweet, screenshot, immagini su Pinterest.

Quelli fisici sono archiviati facilmente in due posti. Se provengono da libri finiscono nel mio taccuino. Se provengono da giornali vengono trasformati in ritagli e messi in un cassetto.

Su internet non ho un processo preciso. Posso mettere un bookmark, salvarli su Pocket, se si trovano su Pinterest li metto in una collezione, se sono documenti li salvo e li archivio da qualche parte, se è un articolo di Medium me lo salvo tra i preferiti. Insomma, tendo ad utilizzare una serie infinita di strumenti. Non esiste quindi un unico repository delle cose che mi interessano e che provengono da Internet. Mio errore.

Diciamo la verità, delle cose che provengono da Internet generalmente non me ne faccio nulla e me ne dimentico. Questo sino a che qualche evento esterno non mi ricorda di avere già visto qualcosa di simile e mi metto alla ricerca frenetica di quello che avevo salvato da qualche parte.

Ora, ad esempio, la mia cartella Downloads contiene circa 540 MBytes di dati. Non ho idea di cosa ci sia dentro.

Passo quindi in rassegna tutto il salvato degli ultimi mesi ed è come fare un viaggio nel tempo dei miei interessi. Il più nelle volte ne rimango stupito e mi domando: “Per quale diavolo di ragione avevo salvato questa cosa?”.

E così mi ritrovo a scorre una infinità di cose di cui non ho più memoria ma che mi riportano indietro nel tempo. Capita che ci passi davvero tanto tempo sopra ed è quasi sempre un viaggio piacevole. Ogni tanto c’è qualche incubo ma anche questi fanno parte della realtà.

Alla fine decido sempre di tenere tutto quanto. Non si sa mai.

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