E’ martedì. Le direttive del decreto della Presidenza del Consiglio del 9 Marzo sono entrate in vigore ed ora l’Italia è un’unica, enorme, isolata zona rossa.
Mi attengo a quanto viene prescritto. La dispensa di casa è, come sempre, ben nutrita e quindi non ho nessuna necessità di muovermi da casa. Mi preparo il caffè come ogni mattina e vado a berlo in giardino. Si sentono le onde del lago e la tranquillità è la solita. Qui non sembrano esserci differenze.
Anche oggi lavorerò da casa come ho fatto ieri.
Finisco di bere il caffè e mi collego al mio stand-up meeting. Prendiamo un paio di decisioni e ci lasciamo. Alle 10.00 avremo un board meeting che anche in questo caso faremo da remoto con Google Meet. Alle 11.30 un punto della situazione con il Leadeship Team seguito da una review della pipeline su Salesforce, sempre da remoto. Nel primo pomeriggio devo fare un colloquio ad una persona.
Negli intermezzi il lavoro come al solito. Slack per essere sempre collegati con tutti i componenti di Sketchin e la posta elettronica per i contatti esterni.
La cosa che mi colpisce è che noi abbiamo sempre lavorato così negli ultimi anni. Questa è una nostra giornata tipica e le limitazioni del governo la hanno forse resa più rigida ma non sostanzialmente diversa dalla norma.
Ieri Luca, il nostro luminoso leader come io lo chiamo prendendolo in giro, scriveva su Facebook che i nostri team stanno attivamente lavorando su tutti i progetti in tutti i paesi nei quali siamo ingaggiati. Ed è la realtà delle cose. Certo, per il tipo di lavoro che noi facciamo è possibile. Per altre attività è più difficile, se non impossibile.
Sì, oggi rimarrò in casa. Farò qualche chiamata ad amici per scambiare due parole. Una videocall con i miei figli e per il resto mi godrò questo momento nonostante le preoccupazioni e l’insicurezza che, inevitabilmente, monta.