Coloro che mi hanno letto in queste ultime settimane sanno che sto facendo qualche sperimento con Unity e Oculus Quest 2. Mi piace avere contezza degli argomenti di cui parliamo con i nostri clienti e per questo desidero sporcarmi le mani per comprendere le potenzialità della tecnologia utilizzate e la relativa complessità.
Come esercizio ho deciso di riprodurre in tre dimensioni la mia casa e popolarla di oggetti con i quali posso interagire.
Niente di particolarmente eccitante o complesso. Solo un esperimento.
Qualche giorno fa stavo provando l’applicazione che ho scritto ed in particolare stavo provando l’interazione con degli oggetti. Nella fattispecie l’utilizzo di un interruttore per accendere e spegnere le luci della stanza e la possibilità di prendere in mano una palla di gomma per poterla lanciare nella stanza.
Mentre stavo provando l’applicazione ho fatto una considerazione. Ma quale è il senso di riprodurre un ambiente reale su Oculus? Alla fine non basta levarsi il visore dagli occhi e vivere direttamente l’ambiente che stai cercando di replicare?
Inevitabilmente la risposta a questa domanda è sì. Non c’è nessun bisogno di farlo. E’ solo un esercizio divertente.
In realtà la risposta è anche no. Pensiamo semplicemente al fatto che potrei essere lontano da casa e potrei provare il desiderio di farmi un giro dentro le mura di casa ed interagire con degli oggetti che sono legati al mondo reale.
Dalla mia applicazione Oculus potrei interagire con l’interruttore di cui sopra e fare davvero accendere una luce nel mondo reale. Potrei toccare una delle telecamere di sicurezza installate nel mio appartamento e guardare in tempo reale cosa succede in casa. Potrei avere accesso al computer nel mio studio come se fossi fisicamente presente davanti alla scrivania.
In questo senso la realtà virtuale assume un certo senso.
Un’altra considerazione nasce dal codice che stavo scrivendo per prendere e lanciare la palla di gomma. La mia idea era di verificare il funzionamento della fisica all’interno del motore di Unity. Prendere in mano, virtualmente, la palla di gomma ha una rappresentazione “reale” del gesto? Come sono posizionate le mi dita intorno alla palla? Quando la lancio si comporta davvero come una palla di gomma e rimbalza sugli oggetti in un modo che posso considerare verosimile?
In effetti tutto mi è sembrato abbastanza reale.
Nel codice che ho scritto ho commesso un errore. Sostanzialmente ho permesso al mio io virtuale di prendere la palla anche quando la mano non è a contatto con la palla. Per un semplice errore potevo prendere in mano la palla da qualsiasi posizione semplicemente puntandola con il mio indice e premendo un bottone. Senza volerlo mi sono dotato del potere della telecinesi.
Ovviamente questo nel mondo reale non è possibile. Vederlo all’interno del mondo virtuale è stata, per me, una sorta di epifania. Grande scoperta, Alessandro. E’ ovvio che in un mondo virtuale questo è possibile.
Confesso che per me è stata una sorta di epifania. Potevo aumentare il mio io virtuale con dei superpoteri che non posseggo nella vita reale. Posso teletrasportare gli oggetti, posso passare attraverso i muri casa, posso guardare in tutta la casa senza spostarmi dalla poltrona, posso volare.
Alla fine mi sono convinto che il valore di una esperienza virtuale sia da un lato la sua capacità di rappresentare un mondo reale con efficacia e, contemporaneamente, aumentare l’esperienza del mondo virtuale con elementi e interazione che nel mondo reale non sono possibili.
In questo senso le possibilità sono infinite.
Evidentemente sono dotato di scarsa fantasia perché non ci avevo mai riflettuto prima.
Meglio tardi che mai.