Qualsiasi avido lettore conserva la memoria di letture irrinunciabili. Letture cui, ciclicamente, si ritorna come se fossero un porto sicuro. Luoghi virtuali che ci restituiscono il sapore della certezza. Si ritorna a quelle pagine con la certezza di ritrovare quelle parole che sono state, e sono, importanti.
Per me una di queste letture è “Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani.
Continuo a ritenere il finale di quel libro un capolavoro assoluto:
Certo è che quasi presaga della prossima fine, sua e di tutti i suoi, Micòl ripeteva di continuo anche a Malnate che a lei del suo futuro democratico e sociale non gliene importava un fico, che il futuro, in sé, lei lo abborriva, ad esso preferendo di gran lunga «le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui», e il passato, ancora di più, a il caro, il dolce, il pio passato. E siccome queste, lo so, non erano che parole, le solite parole ingannevoli e disperate che soltanto un vero bacio avrebbe potuto impedirle di proferire, di esse, appunto, e non di altre, sia suggellato qui quel poco che il cuore ha saputo ricordare.
Semplicemente spettacolare.
Ho scoperto con estremo piacere sulla edizione del 2 Gennaio 2002 di “Domenica” de “Il Sole 24 Ore” un articolo di Tommaso Munari e Antonella Sattin che parla di questo libro e sulla potenziale identificazione di Micòl con Giuliana Foscolo.
Lettura molto interessante che mi conduce a fare qualche scoperta.
Scopro che il manoscritto del libro è stato donato da Giorgio Bassani a Teresa Foscolo con questa nota:
Cara Teresa, senza il tuo aiuto Il giardino dei Finzi-Contini non sarebbe mai stato scritto. Desidero che questi quaderni restino per sempre con te. Giorgio
Scopro che il manoscritto si compone di sei quaderni, ognuno di essi “palpitante di correzioni, chiose e varianti”.
Leggo che il contenuto di questi sei quaderni mostra l’enorme lavoro che Giorgio Bassani ha condotto per arrivare al suo testo definitivo che verrà pubblicato da Eninaudi nel 1962.
L’articolo riporta qualche esempio:
Dove è descritta la cappella funebre dei Finzi-Contini, per esempio, troverà una tabella con le date di nascita e morte di ciascun membro della famiglia e i calcoli
per stabilirne l’età al momento della scomparsa (q.I, p.26); dove è rievocato il primo colloquio fra il narratore e Micòl, avvenuto nel giugno del 1929 lungo le Mura degli Angeli, troverà invece uno schizzo di quel tratto della cinta muraria ferrarese (q. I, p. 156); mentre dove è illustrato l’arredamento dello studio di Alberto, così «radicalmente diverso» da quello della magna domus, troverà una planimetria della stanza con tanto di mobili abbozzati (q. III, p.14).
Leggo avidamente l’articolo e tra me e me penso a quanto sarebbe bello potere scorrere le pagine di quei quaderni.