Andare al supermercato è come immergersi in una ricerca etnografica. A me che piace osservare il comportamento delle persone, forse come forma di deformazione professionale, muovermi tra le scansie genera sempre un grande piacere.
Una delle zone dalle quali puoi trarre infinite soddisfazioni è il reparto dove puoi acquistare frutta e verdura. Qui puoi imparare le più disparate tecniche di selezione della frutta e della verdura migliori. Abbiamo il testatore seriale, molto spesso non dotato di guanto di ordinanza, che tasta ogni singolo frutto esposto alla ricerca dei due migliori da mettere nel sacchetto. Affine al tastatore seriale abbiamo l’annusatore compulsivo. Questi non può fare a meno di portare verso le sue narici ogni singolo prodotto prima di pesarlo.
Ci sono i valutatori cromatici che andrebbero decisamente essere assunti dalla Pantone LLC perché sanno riconoscere ogni sfumatura di colore e da queste comprendere la qualità e maturità del prodotto.
La zona bilancia è altrettanto divertente.
Senza alcuna differenza di età ci sono coloro che si ritrovano le mani imprigionate da tre o quattro etichette adesive. Ci sono i furbetti che sollevano il sacchetto mentre pesano scroccando qualche decina di centesimi di prodotto al retailer. C’è sempre quello che non si fida della bilancia elettronica e pesa ogni singolo prodotto tre volte.
Ci si sposta quindi nelle altre scansie. Qui troviamo sempre il valutatore totale. Il valutatore totale legge ogni singola etichetta dei prodotti esposti della stessa categoria. Ne legge la composizione, il peso ed il prezzo al chilo. Lui è furbo! Non guarda il prezzo esposto ma il prezzo al chilo. Lui mica lo fregano. Non è raro che il valutatore totale esprima i suoi giudizi a voce alta e non lesina consigli se qualcuno gli capita a tiro.
Ci sono le coppie, e queste sono uno spettacolo imperdibile. Secondo il costume diffuso al supermercato è la componente femminile che domina il processo. I compagni sono spaesati all’interno di questi ambienti che loro reputano ostili. Sanno benissimo che uscire di lì indenni è difficilissimo e che se sbagli qualcosa è molto probabile che la lite continui prima in macchina e poi a casa. Sanno benissimo che le loro possibilità di intrattenere rapporti di amorosi sensi nel classico sabato sera diminuiscono drasticamente in caso di conflitto. Per questa ragione nicchiano, accettano qualsiasi umiliazione ed ordine perentorio senza battere ciglio.
Nella migliore delle ipotesi cercano salvezza nello schermo del loro smartphone.
Altra categoria interessante è quella di madre con figli. Figli generalmente al di fuori di qualsiasi possibile controllo. Il supermercato è un luogo fatto al 10% di cibo più o meno sano ed al 90% di porcherie inenarrabili. Queste ultime sono irresistibili per i figli. Le più disparate tecniche vengono utilizzate per riuscire a portarsi a casa la propria dose di cibo spazzatura. Ci sono ovviamente i genitori che non sono in grado di imporre alcuna restrizione ai propri figli e quindi vedi il carrello stracolmo di porcherie. Ci sono i genitori che perentoriamente negano qualsiasi acquisto e generano lacrime e pianti strazianti nemmeno si trovassero ad essere torturati dal dottor Mengele. Non è raro vedere questi esserini in lacrime venire trascinati urlanti come sacchi di patate. C’è poi il bambino sveglio che nasconde le porcherie sotto il pane integrale e sposta il confronto col la madre al momento in cui raggiungono la cassa. Questa è una strategia spesso vincente perché l’80% dei genitori non ha alcun interesse a scontarsi con il proprio figlio davanti ad un estraneo e quindi il ragazzino riesce a portarsi a casa la sua porcheria. Dovrà solo scontare qualche reprimenda nel tragitto supermercato/casa ma la battaglia è vinta.
Le varie zone in cui si raggruppano i cibi BIO o naturali sono altrettanto interessanti. Novelli figlio dei fiori, vegetariani e vegani si ritrovano in queste isole felici e si riconoscono. Annuiscono con la testa guardando i propri simili come se dicessero: “Si, sono dei vostri!”. Variante di questo genere ò la ventenne filiforme in dieta perenne. Oramai sono dieci anni che si nutre a tofu e di qualsiasi altra cosa che sia brandizzata con il termine light. L’ultima volta che ha mangiato un piatto degno di questo nome è stato al pranzo della sua cresima.
Io credo che se lavorassi ai banchi della gastronomia e della salumeria avrei già commesso un numero di omicidi sufficienti a garantirmi la pensa di morte, se questa fosse contemplata dal nostro codice penale. Il marito inviato in missione. A questo povero personaggio viene chiesto di procurarsi del prosciutto cotto ma di fronte alle scelte che gli vengono offerte non riesce ad orientarsi e chiede l’aiuto da casa. Chiama al cellulare la moglie chiedendo lumi e, ovviamente, venendo razziato. Il precisino che vuole il prosciutto crudo tagliato fine ma, mi raccomando, al massimo 550 micron di spessore. La signora che si fa elencare le proprietà organolettiche di ogni singolo prodotto in esposizione. Il vecchietto che alla gastronomia compra del roastbeef ma che mia moglie mica lo fa così.
Nella zone in cui si comprano i vini tutti sono dei sommelier. Leggono le etichette, soppesano la bottiglia e la osservano come se stesse concorrendo per il Compasso d’Oro. Alla fine nessuno confessa che la scelta è pseudo casuale e guidata dal prezzo. Però fa figo fare finta di saperne qualcosa.
Eh sì, questa mattina sono stato al supermercato.
Hai dimenticato la cassa! Vero momento della verità per l’ultima imboscata di upselling con “cose che non mi servono ma visto che sono qui le prendo” e forse il touchpoint più impattato dall’emergenza covid con i suoi spazi stretti (a volte strettissimi). Una cosa che mi ha fatto sempre sorridere in quel momento è l’estrema attenzione/ansia delle persone nell’essere sicuri che il cassiere eviti l’errore di battere prodotti del cliente dopo di noi.