Terms and Conditions

Quanti di voi leggono attentamente i Termini e Condizioni  di un servizio quando lo sottoscrivete o la End User License Agreement di una applicazione quando la comprate?

Io praticamente mai.

Una decina di anni fa era famoso il caso di un prodotto shareware di cui non ricordo più il nome il cui sviluppatore inserì nell’End User License Agreement una frase che diceva avrebbe donato 500 dollari al primo utente che li avrebbe reclamati.

La frase era posta in fondo all’End User License Agreement e per questa ragione nessun utente mai reclamò quella cifra e fu lo stesso sviluppatore a rivelare il suo intento per dimostrare la completa inutilità di quell’accordo.

La verità è che fior di avvocati vengono pagati per scrivere i Termini e Condizioni e le End User License Agreement.

Con i Social Network che spingono si cominciato a notare Termini e Condizioni che provano a limitare la libertà delle persone di parlare male di un prodotto o servizio.

L’ultimo caso di cui ho letto è i-Geniuses, una società Americana che si occupa di riparazioni di computer Apple. i-Geniuses scrive:

Customers agree not to attack/criticize/disparage/defame i-Geniuses.com or any of its employees, associates or partners publicly (on public forums, blogs, social networks etc)… Similarly you agree not to seek any SEO advice on SEO forums, blogs, community groups or any social media in a way which brings bad name to i-Geniuses.com or any of its employees, associates or partners. In case of breach of this clause, you agree to pay a flat fee of $2500.00 per instance to cover the cost associated with the restoration of i-Geniuses.com’s reputation and any and all business losses as directly related to your actions or actions of those directly or indirectly influenced by your prohibited action.

Ovviamente uno dei clienti che ha ricevuto un pessimo servizio da loro ha scritto recensioni negative su Yelp e su Google ed ha quindi ricevuto una fattura per un totale di 5000 dollari e rotti.

Ovviamente Internet si attiva e si scatena il più classico degli shit storm, in questo caso pienamente a ragione.

La vicenda è piuttosto buffa, anche nella sua esecuzione come si può leggere nel pezzo originale su Techdirt (qui).

La cosa buffa è che questo articolo è ora nella prima pagina dei risultati di ricerca di Google per il termine i-Geniuses.

La realtà delle cose è che se tenti di proteggere una porcheria ai tempi dei Social Network non c’è modo di sfuggire e l’effetto che ne ottieni è che il danno aumenta di qualche ordine di grandezza.