L’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro.
A leggerlo così sembra davvero una figata pazzesca. Sono nato davvero in una nazione fortunata. E sarebbe davvero così se tutto quello che è scritto su quel foglio corrispondesse al paese reale. Purtroppo, diciamoci la verità, quel documento è un pò come il Codice della Strada che, più che un codice, sembra passare per un insieme di raccomandazioni.
Se lungo la strada che stai percorrendo vedi un cartello che ti dice di dare la precedenza devi osservare la norma e dare la precedenza. Oh, se poi stai andando a prendere tuo figlio all’asilo o hai un appuntamento per lo spritz con una gnocca stratosferica e non vuoi fare tardi fai un pò tu. Vai pure, al massimo verrai punito con una strombazzata e qualche vaffa che riceverai dai la precedenza l’aveva.
Più che altro l’Italia mi sembra una Repubblica fondata sulle contraddizioni.
Se voglio andare a mangiare uno spaghetto al ristorante di un albergo di cui sono ospite devo avere il Green Pass. Se alla stessa tavolata siede un ospite dell’albergo, lui, il Green Pass non lo deve avere. Eppure lo spaghetto, il tavolo e le sedie sono le stesse.
Il signore che governa la sala del ristorante deve verificare che io abbia un Green Pass valido, ma non verifica la mia identità. No, aspetta. La può verificare se gli vengono dei dubbi. Però non è un pubblico ufficiale e non può avere accesso ai miei documenti personali.
Questa questione dei dubbi mi fa molto sorridere. Immagino che un legittimo dubbio possa sorgere se io mi presento al ristorante con una barba e dei baffi degni di un Ussaro e sul certifica covid viene visualizzato che mi chiamo Elvira Scaccabarozzi. Sì, in quel caso il dubbio ti potrebbe venire.
E tutto questo correndo il rischio di venire tacciato di omofobia perché potrebbe arrivare una cliente in grande spolvero ed avere il nome all’anagrafe di Maciste Regonazzi. E lì come ti comporti?
Insomma, lo stiamo facendo male. Come sempre.
Che poi mi viene da dire: il mio compagno di tavolo, quello che è ospite dell’albergo, quando è sceso in albergo ha consegnato la sua bella carta di identità alla reception. E la cosa buffa è che mica si è fatto troppo menate. Ha consegnato ad un perfetto sconosciuto la sua carta identità, spesso accoppiata con la sua carta di credito. Come dire: “Vai e uccidi”.
In quel caso però, va tutto bene e non ci facciamo troppi problemi.
Oltre che essere fondata sulla contraddizione, la Repubblica Italiana, è anche basata sulla scarsa coerenza, come dimostra il caso di cui sopra.
Se poi, per andare a magiare quello spaghetto, sali sulla metropolitana ti ritrovi appiccicato a tutti gli altri passeggeri senza grande distanziamento sociale e senza Green Pass di sorta. Personalmente il distanziamento sociale in metropolitana è sempre stato, per me, un imperativo categorico. La scarsissima ortodossia igienica di alcuni frequentatori di quel mezzo di trasporto la impone se solo hai un olfatto prossimo alla media.
Però lì il Green Pass non ci vuole
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast