Ieri pomeriggio mi sono dedicato alla mia motocicletta. Tra una cosa e l’altra non sono riuscito a metterci mano prima.
Le classiche cose che si fanno prima dell’inizio di una nuova stagione e dopo un periodo piuttosto lungo di inattività. Complice la pandemia ed il fatto che soffro il freddo come mai prima la piccola è rimasta ferma in garage per mesi interi.
Ricarica della batteria, controllo dei livelli dei liquidi, verifica della pressione degli pneumatici e altre cosette di questo genere. Alla fine di tutto un giretto fuori dal garage per poterle dare una bella pulita in modo che brillasse come se fosse nuova.
Mentre stavo lavorando con cacciaviti, chiavi inglesi e brugole riflettevo sul fatto che nella mia vita c’è troppo poco spazio per attività manuali come quelle che stavo facendo. Nel frattempo mi godevo il momento e ho provato un grande piacere nell’occuparmi di un oggetto fisico complesso come una motocicletta. Per una volta non dovevo pigiare dei tasti per ottenere il risultato che desideravo ma usare le mani e degli attrezzi di metallo.
Mi è tornato in mente il libro “Lo Zen e l’arte della manutenezione della motocicletta” di Robert M. Pirsig.Lo lessi tantissimi anni e ricordo che mi ritrovai molto nel protagonista, sopratutto quando afferma:
“Io ho la tendenza a fissarmi su un problema filosofico e a girarci intorno in cerchi sempre più stretti che, alla fine, o fanno saltar fuori una risposta oppure diventano così involuti, così ripetitivi, da essere pericolosi per la mia salute mentale“
Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta – Robert M. Pirsig
Alla fine ho trascorso un paio d’ore di assoluto relax e divertimento.
Questa mattina mi sono svegliato e mi sono infilato sotto la doccia. Mi sono vestito di tutto punto e sono sceso a prendere la moto. Ho premuto il tasto di accensione e si è immediatamente messa in moto con il suo suono caratteristico.
Mentre mi infilavo casco e guanti mi sono fatto cullare dal rumore del motore.
Purtroppo oggi siamo ancora sottoposti ai vincoli del lockdown per cui non potevo fare un gran giro. Come ogni domenica mi sono diretto verso il supermercato per comprare un po’ di generi di prima necessità ed i giornali della domenica.
Ho fatto la prima curva piegando un pochino più del necessario e subito un sorriso è comparso sul mio volta. La moto si è piegata come sempre ed ha seguito la traiettoria. Esco dalla cruva e accelero un po’.
Ritrovo le sensazioni di sempre ed è felicità allo stato puro. L’aria sul volto, il rumore del motore, i saluti agli altri motociclisti, le pieghe, le accelerazioni.
Sono solo dodici chilometri ma sono sempre i dodici chilometri più belli di sempre.
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast