Vuoi la mia attenzione?

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Photo by Prateek Katyal on Unsplash

E’ evidente che tutta la tecnologia sotto forma di applicazioni è alla continua caccia della mia attenzione.

Attenzione che non sono affatto disposto a concedere.

In questi mesi di lockdown sono diventato ancora più integralista rispetto alla gestione delle notifiche sul mio smartphone.

Tutti vogliono mandarmi delle notifiche push per costringermi ad aprire la loro applicazione e consumare contenuti. Il problema è che la maggior parte di questi contenuti sono del tutto inutili e privi di valore, almeno per me.

Per questa ragione il 95% delle notifiche sul mio smartphone sono disabilitate. Ad oggi sopravvivono:

  • Le notifiche dei miei calendari. La ragione è ovvia. Spesso nel flusso del mio lavoro mi concentro su qualcosa e rischio di perdermi degli incontri che sono importanti. La chiave è proprio l’aggettivo “importante”. Per essere sicuro di non venire distratto da notifiche per me non rilevanti tengo sul mio calendario solo quelle cose che per me sono chiave. Tutto il resto viene cancellato al momento stesso della ricezione.
  • Le notifiche dei messaggi e di WhatsApp. Anche in questo caso la ragione è semplice. Con le persone chiave della nostra organizzazione ci teniamo spesso in contatto con i messaggi mentre con le persone chiave della mia famiglia usiamo WhatsApp.
  • Le notifiche di Home Assistant. Questo perché la mia casa è governata da questo sistema e mi servono alcune notifiche.

Oltre a queste applicazioni, nessun altra ha il diritto di fare suonare il mio telefono.

Anche il consumo della mia dieta informativa oramai è praticamente ridotta a:

  • Feedly dove tengo una lista molto curata di siti che contengono cose di diversa natura che mi interessano.
  • Medium dove spesso leggo, sempre da fonti selezionate.

Qui la sostanza della cosa è scegliere quando e cosa leggere.

Insomma, voglio essere io a decidere cosa, come e quando.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Alessandro Galetto

Fuga da Whatsapp

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    Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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    Claudio

    concordo.
    allo stremo, non ho mai avuto wup (l’ho lasciato alla metà femminile), silenzio il telefono, e ho un vecchio gear fit che vibra solo per le telefonate.
    ho “costretto” alcune persone a utilizzare hangout, che posso utilizzare tranquillamente da pc per le 8 ore e oltre che trascorro davanti al video, digitando con una tastiera e non con l’orribile interfaccia dei telefoni (che è veramente limitante sia per velocità che indirettamente sulla qualità di ciò che si scrive)
    insomma sono proprio vecchio 😉

    Parole Sparse - Il podcast di Corrente Debole

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