Il podcast non è facile

flatlay photography of wireless headphones
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Oramai sono tre o quattro settimane che su questo blog ospito un podcast. Sino ad oggi ho pubblicato quattro episodi e domani ne pubblicherò un altro.

Devo confessare che il podcast richiede molta più cura di quanto pensassi e la mia stima iniziale del tempo che avrei dovuto dedicare alla sua gestione è stata ampiamente sbagliata.

In primo luogo improvvisare va bene, ma fino ad un certo punto. Durante la creazione di questi primi 4 episodi ho provato due approcci diversi:

  • Il primo approccio è del tutto simile a quello dei post. Parla a ruota libera senza una scaletta precisa. Questo approccio è più prossimo alla filosofia del blog ma richiede un grande lavoro di editing del file audio.
  • Il secondo approccio prevede la stesura di una macro scaletta che funga da traccia durante la registrazione. Questo approccio è molto più efficiente dal punto di vista dell’editing ma decisamente meno spontaneo del primo.

A pancia credo che opterò per il secondo raggiungendo un compromesso.

Alla fine è il tempo quello che conta. Provare a pubblicare qualcosa di qualità ma che non richieda giorni di lavoro per essere prodotto.

Non sono ancora riuscito a raggiungere la qualità audio che desidero. Da un lato sono io che sono impallinato sulla qualità della registrazione e dall’altro ho veramente poca esperienza di post processing audio.

Ho cominciato a sistemare un pochino l’ambiente in cui il podcast viene registrato in maniera da attutire il reverbero tipico di quella stanza ed allo stesso tempo mi sono dedicato alla gestione della equalizzazione, compressione e limitazione dell’audio. Diciamo che sto imparando un sacco di cose e mi sto divertendo un sacco.

Alla fine mi sono deciso ad utilizzare Adobe Audition perché è l’applicazione con cui mi trovo meglio in termini di interfaccia. E’ un pochino vecchio stile ma deve essere quella la ragione per cui mi ci trovo bene.

Il podcast viene ospitato da anchor.fm, azienda recentemente acquisita a Spotify. Anche in questo caso ho scelto la semplicità.

Purtroppo il player di default che viene offerto da Anchor non mi entusiasmi per cui, dopo qualche ricerca, ho deciso di affidarmi a Fusebox che mi piace molto di più.

Posso quindi dire che produrre un podcast non è proprio banale, ma nemmeno rocket science.

Per il momento mi sto divertendo, forse un pochino meno chi mi ascolta 🙂

Per quelli che fossero interessati la pagina del podcast è questa: Parole Sparse – Il podcast di Corrente Debole.

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Claudio

Grazie Alessandro.
Tienici al corrente anche degli strumenti hardware e software che dovessi cambiare o adottare.
Chissà che non ci venga voglia di cimentarci.