E con questo sono cento post dal 1 Gennaio di quest’anno. Ho ripreso il ritmo della pubblicazione giornaliera. E tutto questo con grande soddisfazione mia e grande delusione dei miei, tutto sommato pochi, detrattori. Nella realtà dei fatti i detrattori sono certamente molti di più, ma non si curano di farmelo sapere. Il che è tutto sommato un peccato perché mi piacerebbe sapere che cosa li infastidisce.
Dall’inizio dell’anno ho scritto quindi cento post. Un totale di 52058 parole per una media di 502 parole a post. Media che è di gran lunga superiore a quanto sia mai accaduto in passato. 347 nel 2021 e 356 nel 2020.
Vi siete quindi beccati un bel 150 parole in più da parte mia ogni singolo giorno. Direi che dovrebbe essere un minuto di tempo o giù di lì.
Mi ritrovo quindi nella condizione di avere eroso un pochino del vostro tempo. Io un pochino me ne dispaccio perché certamente c’erano cose più interessanti da fare e da leggere. Mi auguro vorrete perdonarmi.
Ho quindi scritto cento cose sugli argomenti più disparati. Tecnologia, design, cani, zuffe, arrabbiature e grande filosofia quotidiana.
No, continua a non esserci un filo conduttore perché non mi interessa. Quello che mi gira per la capoccia scrivo, qualche che sia il contenuto o le conseguenza. Ogni tanto qualcuno mi riprende su qualche tema o qualche affermazioni. Io scrollo le spalle e continuo lo stesso.
Cito Julian Barnes a riguardo:
Ma invecchiando ho scoperto una cosa. Non ti devi spiegare se non ne hai voglia.
E quindi, nonostante il birthday blues dei giorni passati, questa è una grande sconfitta della vecchiaia ormai imminente. Posso fare e dire quello che mi pare senza avere la necessità di dare alcuna spiegazione.
Continuo così. Senza direzione od obiettivo che in fondo di direzione non ne ho mai avuta una precisa e, in fondo, l’unico obiettivo è quello di essere felice.