La mattina di Natale

Nonostante tutto la mattina di Natale continua ad avere un fascino particolare, sopratutto da quando in casa ci sono Lorenzo e Beatrice.

Il fatto che tua figlia ti venga a svegliare con un bacio sulla guancia chiedendoti di farle compagnia mentre scarta i regali di Natale è una cosa che ti ripaga di qualsiasi fatica tu abbia dovuto sostenere durante l’anno.

La stessa gioia che vedi nei loro occhi mentre aprono ogni pacchetto si propaga e ti coinvolge come se fosse qualcosa di superiore e unico. Per loro non si tratta di regali materiali o, almeno, solo in parte. E’ la gioia di ricevere un regalo desiderato e meritato. La soddisfazione nel riconoscere che qualcuno ha pensato a loro scegliendo qualcosa che li avrebbe resi felici.

Forse loro sono ancora in grado di cogliere il vero spirito del Natale.

Tutti più buoni?

Ma in questo periodo dell’anno non si dice che dovremmo essere tutti più buoni?

Lorenzo e Beatrice mi hanno chiesto di uscire per andare a comperare una serie di cose per realizzare un esperimento con i liquidi non newtoniani. Ok, detto in parole povere mi hanno chiesto di comperare dell’amido di mais.

Sofrtuna vuole che l’amido di mais si possa trovare solo al supermercato. Al supermercato alla vigilia di Natale.

Ci siamo andati insieme.

Nell’ordine abbiamo visto:

  • Due automobilisti litigare furiosamente per un parcheggio quando a cento metri c’era il vuoto assoluto.
  • Due attempate signore litigare per il numero al bancone della gastronomia.
  • Un signore ed una signora discutere per la precedenza alla cassa.

Noi abbiamo sorriso chiedendoci perchè la gente ama così tanto complicarsi l’esistenza quando non è strettamente necessario.

Noi ora andiamo a fare qualche disastro con le nostre nuove materie prime.

La festa di Natale

Diciamo la verità. La maggior parte delle feste di Natale aziendali sono una enorme rottura di scatole. Non riesco nemmeno ad enumerare le volte in cui avrei voluto essere altrove durante uno di questi eventi.

Anche quest’anno devo dire che siamo riusciti a creare una esperienza fuori dal comune.

Il nostro portentoso team Marketing e Comunicazione ci ha fatto vivere una esperienza unica ed irripetibile.

Con i potenti mezzi messi loro a disposizione sono riusciti a farci riservare un museo tutto per noi. Dove? Siamo stati ospiti del m.a.x. museo di Chiasso.

Già questo sarebbe bastato per connotare la nostra festa di Natale come fuori dal comune. Ci poteva bastare? Decisamente no.

L’evento è stato accompagnato da una visita privata alla mostra dedicata a Federico Seneca. Se non sapete chi è Federico Seneca vi consiglio di scoprirlo perchè sarà una bellissima sorpresa. Anche se non vivete di design avrete l’opportunità di scoprire un genio che pochi conoscono.

La combinazione delle due cose ha creato un momento veramente magico.

In questo momento sto sfogliando il catalogo della mostra che la direttrice del museo ci ha donato e che, confesso, ho temporaneamente rubato. Prometto solennemente che lo riporterò in studio al ritorno delle vacanze.

Come sempre, creare delle esperienze non è una cosa facile ma quando ci si riesce la soddisfazione è enorme.

Grazie a Francesca e Dario per lo sforzo che anche quest’anno hanno profuso perchè il nostro incontro non fosse banale.

Natale è alle porte

Mancano pochi giorni a Natale ed è arrivato il momento di chiudere questo anno, per il momento professionalmente. Per le valutazioni personali c’è ancora del tempo.

Gli ultimi dodici mesi sono stati un vero e proprio otto volante. Siamo partiti avendo davanti una salita molto impegnativa e molto pericolosa che durante l’anno si è lentamente trasformata in un percorso più facile e gestibile.

Sono successe cose importanti e tutti hanno dato il loro contributo affinchè le cose potessero andare nel migliore dei modi.

Quello che mi gratifica di più è il fatto che nessuno si è mai tirato indietro. Tutti hanno dato non solo il massimo ma tutto quello che avevano da dare, spesso con sacrifici personali. Vi assicuro che questi sacrifici non saranno mai dimenticati.

Come ho detto spesso: “Chi c’era, c’era!”

Mi sono trovato in situazioni non proprio piacevoli ma ho sempre tentato di assorbire quanto più rumore possibile per fare in modo che le persone potessero lavorare nel modo più sereno possibile.

Ho fatto tutto come andava fatto? No, non ho fatto tutto nel migliore dei modi. Ho sbagliato ed ho sbagliato tanto, veramente tanto. Qualcuno me lo ha detto, qualcuno me lo ha fatto capire. Quello che avrei voluto è che mi fosse stato detto più spesso e più velocemente.

I vagoni dell’otto volante stanno tornando al punto di partenza ma è ora di chiudere il Luna Park. Niente “altro giro, altro regalo”.

Non ci possiamo permettere di avere un altro anno come quello passato. Tutto deve rientrare nella norma e nel disegno di quello che abbiamo desiderato Sketchin fosse. Siamo un oggetto fluido ma non possiamo permettere che sia l’entropia a governare la vita di ogni giorno.

Tutti gli strumenti sono pronti e dobbiamo usare questo momento di pausa per fare in modo di arrivare all’anno nuovo con nuovi stimoli ma con la consapevolezza che dobbiamo viverlo più lentamente e serenamente.

Per fortuna i compagni di viaggio sono i migliori che avrei potuto anche solo sognare di avere. Il viaggio sarà comunque impegnativo ma il paesaggio sarà migliore e la destinazione ancora tanto lontana da permetterci di dire che non finirà tanto presto.

Io spero di continuare ad avere gli stessi compagni di viaggio e mi auguro di farne salire a bordo di nuovi e di condividere con loro lo stesso entusiasmo.

Ci sono tante persone devo ringraziare quest’anno, una in particolare. Non lo farò in questa sede perchè certe cose devono essere fatte guardandosi negli occhi.

Per il momento è ora di abbassare la leva e spegnere le luci del Luna Park. E’ stato bello ma non può continuare così. Guardiamoci indietro e sorridiamo contenti di tutte le cose che, insieme, siamo riusciti a realizzare.

Che ora si festeggi!

Le slide su Facebook

E così il buon Mark come regalo di Natale ha deciso di concedere agli utenti della sua creatura di creare messaggi di stato con lo sfondo colorato. Davvero!

Mai si era stati così vicini a permettere agli utenti di creare delle vere e proprie slide. L’applicazione per iPhone pare permetta anche di cambiare i font. Se hanno inserito nella lista dei font anche il Comic Sans il piano è completo.

Quello che una volta era prerogativa di uomini e donne di marketing, consulenti, sviluppatori e partecipanti ai più svariati evente sul globo terraqueo ora è disponibile anche per la casalinga di Voghera.

Nuove ed affascinanti forme di comunicazione stanno per atterrare sulle nostre bacheche.

Dai, dite la verità! Non vedevate l’ora di pubblicare le vostre slide su Facebook.

 

Cross-selling e up-selling

Come la maggior parte delle persone in questo periodo mi sono ritrovato a fare degli acquisti per i regali di Natale. Personalmente non mi sono affidato ad Amazon perchè per le persone a cui tengo mi piace occuparmi personalmente dell’acquisto dei regali. Mi piace poterli guardare e toccare prima di decidermi a comprarli.

Per uno di questo regali mi sono recato nella bottega di un famoso brand. Avevo le idee ben chiare su quello che stavo cercando dal momento che avevo già fatto le mie brave ricerce su internet prima di andarci.

Non mi piace spendere troppo tempo in un negozio. Generalmente quando ci entrao so benissimo cosa voglio e so benissimo che ci voglio mettere il minor tempo possibile.

Dopo avere dichiarato la mia intenzione di acquisto alla gentilissima persona che si occupava delle vendite e dopo avere recuperato il mio oggetto la signorina ha tentato in prima battuta di vendermi un modello superiore rispetto a quello che io avevo scelto.

Niente di male, credo che sia un approccio che da negoziante devi avere nell’interesse dei tuoi affari. Io ho gentilmente declinato ben cosciente del fatto che il destinatario del regalo non avrebbe apprezzato ciò che lei mi stava proponendo.

Passato questo momento ha tentato di vendermi l’accessorio A. Anche in questo caso ho rifiutato.

Non contenta, ha provato a convincermi ad acquistare l’accessorio B. Come sopra ho rifiutato.

Stessa trama con l’accessorio C. La mia intenzione di acquisto anche del prodotto originale ha cominciato a vacillare.

Alla ennessima proposta di acquisto dell’accessorio D ho detto di avere fretta e ho concluso la transazione.

Up-selling e cross-selling sono doverosi… diciamo che quattro tentativi di cross-selling ti rendono uno stalker e distruggono totalmente la mia esperienza di acquisto.

Ovviamente a quel punto alla domanda “Le interessa rimanere informato sulle nostre offerte registrandosi al nostro programma di loyalty?” la risposta non è potuta essere che negativa.

 

Non si può aggiustare

Durante l’ultimo evento del CoderDojo locale un compagno di avventure del decenne, ed il decenne stesso, ha fatto in modo di rovesciare un bicchiere di succo di frutta sul suo Macbook.

A nulla sono valsi i pronti interventi di rianimazione e dopo qualche ora il computer ha deciso di smettere di accendersi.

Il computer è un MacBook Pro unibody del 2011 che io non usavo più perchè ne uso uno aziendale un pochino più ciccione di quello che avevo per uso personale.

Ho portato il paziente in un Apple Store per una diagnosi. Confesso che non avevo molto speranze di uscirne con un successo ma ho deciso che comunque valeva la pena tentare. Ho affidato il pc ad uno dei tecnici del negozio che dopo qualche minuto è tornato da me scuotendo la testa.

Ha estratto il suo fido iPad e ha cominciato a prepararmi un preventivo di quello che era necessario sostituire per riportarlo a nuova vita. Il processo di compilazione del preventivo sembrava non finire mai e questo aspetto era certamente foriero di brutte notizie.

Al termine del suo lavoro mi dice che riparare il computer sarebbe costato non meno di 1900 euro e che comunque Apple non avrebbe garantito altri malfunzionamenti nel tempo a causa del liquido che aveva contaminato praticamente tutti i componenti.

Mestamente ho abbandonato il negozio cercando di immaginare un degno funerale per il paziente che era inutile sottoporre ad accanimento terapeutico.

Certo che una macchina praticamente non riparabile non mi sembra un gran sforzo di ingegneria. Certamente di design ma non di ingegneria. In tutti questi anni è la prima volta che mi trovo di fronte ad un evento catastrofico come questo ma avrei certamente sperato di meglio.

Provate ad indovinare che cosa riceverà il decenne come regalo di Natale.

La nebbia

Ho un ricordo di quando ero ragazzino di questa nebbia che avvolgeva le cose al calare della sera. Era una nebbia impenetrabile che non ti permetteva di vedere ad un palmo dal naso.

Quel tipo di nebbia che quando presi la patente ti costringeva a guidare con la testa fuori del finiestrino per trovare la linea di mezzeria.

Era una nebbia che ti entrava nelle ossa con la sua umidità. Allora non ci facevo molto caso data l’età. Era poco più di una scocciatura durante lo scorrere dei giorni.

Nel corso degli anni quella nebbia è scomparsa per lasciare il passo a una foschia più sottile e gestibile. Quella foschia che chi non è di Milano chiama comunque nebbia non essendo consapevole di cosa fosse la vera nebbia di Milano.

Camminare in quel mare lattiginoso aveva un suo fascino e confesso che mi piaceva muovermi lì dentro, quasi nuotandoci dentro. Lasciava spazio ai tuoi pensieri non distraendoti da quello che ti circondava.

In questi ultimi giorni qualcosa che si avvicina a quella nebbia è ricomparsa nel paese in cui abito ed è come un tenero viaggio nel passato. La mattina quando esco per salire in macchina indugio nel cammino per gustarmela un pò e tornare indietro di qualche anno.

Fisicamente la sento molto più di una volta e ne pago il prezzo. Un prezzo che tutto sommato sono disposto ad investire per ritornare indietro nel tempo per qualche minuto.

Contraddizioni

In questi ultimi giorni fiorisce su Facebook una polemica riguardo il fatto che il nostro comune ha deciso di non installare luci natalizie in città preferendo spendere quel denaro per sostenere le famiglie disagiate.

Si leggono commenti a favore della decisione e altri che invece sono decisamente contrari e che suggeriscono che si sarebbe dovuto trovare il modo di fare entrambe le cose.

Ovviamente esiste anche un sottoinsieme di commentatori che criticherebbe a prescindere qualsiasi decisione della locale amministrazione.

Credo che chiunque si trovi ad amministrare qualcosa, sia questo un comune, una azienda o una famiglia si trovi davanti ad una situazione sempre molto complessa.

Il punto di partenza è sempre il fatto che ti trovi una disponibilità di risorse che non è infinita e non ti è quindi permesso di potere fare qualsiasi cosa ti passi per la mente. Devi prendere delle decisioni e fare delle scelte. Questo credo che sia la reale definizione di amministratore.

Certo un paese illuminato durante le feste piacerebbe a tutti, così come credo che tutti siamo daccordo sul fatto che le famiglie in stato di necessità debbano essere aiutate.

Credo anche che bisognerebbe capire che cosa significa amministrare del denaro pubblico disponibile in quantità non infinita e comprendere quali sono state i razionali che hanno deciso come impiegarlo. Certo, non tutti sono in grado di leggere un bilancio ma un minimo di informazione la si dovrebbe cercare di recuperare prima di farsi portatore di critiche verso determinate scelte.

Infine le scelte su come impiegare il denaro pubblico sono anche frutto di un orientamento politico, e ci mancherebbe altro. Le elezioni servono proprio a manifestare il proprio orientamente verso un approccio piuttosto che un altro.

Quello che mi lascia un pochino perplesso è che Facebook, in un certo qual modo, sta diventando il terreno di confronto su qualsiasi argomento. Peccato abbia la naturale tendenza ad esasperare il confronto e dissociare le persone dalla capacità di avere un confronto nel mondo reale. Facebook, come tutti gli altri social network, ti permette di svicolare da qualsiasi confronto semplicemente spegnendo il tuo computer. Nella vita reale è un pochino più complesso.

Lezione all’università

Oggi ho avuto l’occasione di intrattenere due classi della Nuova Accademia delle Belle Arti su una lezione con tema Design Management.

Come tutti sanno è un tema che mi è molto caro, così come quello della organizzazione aziendale in senso lato.

Nonostante la giovanissima età dei partecipanti e nonostante il fatto che si suppone che i giovani virgulti vadano a guadagnarsi da vivere facendo design sono rimasto molto sorpreso dalle loro reazioni.

Alla loro età non dovrebbero ancora essere stati esposti ad organizzazioni aziendali modello tritacarne eppure ho notato lo stupore nei loro occhi quando parlavo di come di lavora da queste parti.

E’ stata una esperienza molto formativa, sopratutto per me.

Il budget

C’è questo rito pagano aziendale della compilazione del budget per l’anno nuovo che mi lascia sempre molto perplesso.

Quest’anno sono andato un pochino lunghetto sul tema e quindi mi ritrovo a doverlo finalizzare sul filo di lana. Troppi cambiamenti tutti insieme.

Quando mi dedico alla stesura del budget mi sembra di scrivere la letterina a Babbo Natale. Nella riga dei ricavi gli racconto quali sono i regali che vorrei ricevere mentre nella riga dei ricavi gli racconto quanto sarò un bambino nuovo l’anno che verrà.

Fatto sta che comunque lo prenda, indipendente dalla quantità di anticipo con cui lo affronto, non ne sono mai soddisfatto. Sono sempre convinto che mi sia sfuggito qualcosa.

Quest’anno ho scritto che sarò un bambino molto buono e che per questo motivo mi aspetto dei bellissimi regali per il prossimo anno.

Il problema è che il 6 di Febbraio arriva la Befana con il carbone. Per fortuna che “passata la festa gabbato lo santo”.

I venditori di opzioni, reprise

I fantomatici venditori di servizi per negoziare opzioni continuano imperterriti nel loro tentativo di avermi come clienti.

Nonostante il ritmo delle chiamate sia diminuito, siamo comunque ancora nell’intorno delle tre, quattro chiamate al giorno. Purtroppo il numero telefonico cambia di continuo e metterli nella mia speciale categoria “Rompiscatole” diventa piuttosto difficile.

Nell’ultima telefonata di oggi ho usato un approccio diverso.

Loro: “Buongiorno, lei è il signor Alessandro?”

Io: “Si, sono io”

Loro: “Buongiorno signor Alessandro, lei conosce le opzioni?”

Io: “Si, le conosco. Mi permette una domanda?”

Loro: “Mi dica”

Io: “Sarebbe così gentile da dirmi quale è la ragione sociale della azienda per la quale lei lavora, l’indirizzo della sede legale, il nome del responsabile del trattamento dei dati personali ed il suo indirizzo di posta elettronica?”

Loro: Click…

Vivere di rendita

Per ovvie ragioni in questo post non si faranno nomi ma sono assolutamente certo che qualcuno capirà di chi sto parlando.

Succede che anni fa mi viene raccontato di questa iniziativa per una industria verticale. Io non ne sono direttamente responsabile sebbene sia necessario che ne venga messo a conoscenza.

Io personalmente ritenni che si trattasse di un’ottima scusa per imboscarsi per un annetto tanto è vero che l’iniziativa non seguì un iter tradizionale di approvazione ma, piuttosto, perversi percorsi aziendali fatti di conoscenze personali.

Per tutto il tempo che sono rimasto in quella azienda ho visto un spreco di risorse e di denaro e non un solo dollaro di ricavi dalla iniziativa.

Ad anni di distanza continuo a leggere qui e là che la stessa iniziativa continua ad essere il cavallo di battaglia del nostro eroe negativo. Vedo cucinare a ritmo continuo post che ne magnificano il valore.

C’è del marcio in Danimarca.

Io continuo a domandarmi per quanto tempo si possa permettere a qualcuno di vivere di rendita grazie ad una enorme fesseria. Diciamo che sarei disposto ad accettare la rendita se si fosse trattato di un grande successo ma questo non è proprio il caso.

Incomprensibile

In ogni comunicazione che possa definirsi tale l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di scambiarsi informazione ed, in ultima analisi, di capirsi.

Da questo punto di vista i computer sono estremamente efficienti da questo punto di vista. Qualsiasi protocollo di comunicazione definisce una fase di handshake in cui i sistemi si stringono la mano e decidono quale è il linguaggio da utilizzare nel prosieguo della conversazione.

Gli umani al contrario sono molto poco efficienti.

Non c’è nessuna fase di handshake e si passa subito a tentare di condividere contenuti spesso parlando lingue diverse.

Nelle architetture di rete ci sono degli oggetti che convertono un protocollo in un altro in modo da riuscire a fare parlare tra loro oggetti che naturalmente non sarebbero in grado di interloquire.

Oggi mi sento uno di questi oggetti.

Un gran casino.

 

Sintetizzatori modulari

Questo mio recente ritorno di fiamma verso la musica cosiddétta elettronica mi ha fatto riscoprire alcuni trend che davo per completamente scomparsi.

Chiunque abbia seguito il mondo della musica elettronica negli anni ottanta ricorderà sicuramente i sintetizzatori Korg o, ancora prima, i Moog.

Io ricordo che per me erano oggetti affascinanti. Nonostante avessero una tastiera che li avvicinava in un certo qual modo ad un pianoforte erano pieni di manopole e fader. Non parliamo poi delle decine di patch che collegavano punti diversi della elettronica del sintetizzatore.

Non ne ho mai avuto uno e sono sempre rimasti un sogno. In realtà un sogno fino a quando qualcuno non ha scritto delle applicazioni per iPad che simulavano questi sintetizzatori famosi. Dei pessimi succedanei. E’ come guidare uno scooter pensando di essere in moto. Un’altra cosa.

Non erano davvero oggetti per tutti. Per una questione economica, certamente, ma anche per una questione relativa al puro utilizzo. Quando ne accendevi uno non ne veniva fuori un singolo suono se prima non avevi sistemato almeno una patch, tipicamente quella che collegava un oscillatore ad un segmento audio. Dovevi sapere quello che stavi facendo e la tua capacità di tirarne fuori suoni belli era direttamente proporzionale alla tua conoscenza delle possibilità dello strumento.

Tutti i costruttori si sono poi resi conto che un prodotto costruito in quel modo non sarebbe mai potuto diventare un prodotto da consumo di massa. Per questo motivo sono nati i sintetizzatori moderni. In questi sistemi il costruttore aveva già fatto delle scelte per l’utilizzatore e alcune delle connessioni che avrebbero ovuto essere fatte manualmente con delle patch sono state trasferite su circuito stampato.

Se è vero che questo ha favorito la diffusione del prodotto da un altro punto di vista ha sottratto la varietà delle possibilità che venivano offerte dai sistemi originali.

Da una veloce ricerca su internet pare che sia rinato un movimento molto attivo intorno ai sintetizzatori analogici. Una sorta di nostalgico ritorno al passato. praticamente ho passato tutta la domenica a letto smaltendo l’influenza e girando su forum e siti che parlavano proprio di questo. Ho scoperto un mondo.

In uno dei video che ho guardato su YouTube (questo) si dice chiaramente:

Warning: Watching this or any other modular synth video will not help your GAS (Gear Acquisition Syndrome) and is likely to have a deleterious effect on your finances

Tra i tanti siti che ho visitato c’e’ questo: Modular Grid

E’ un sito che ti permette di scegliere tra migliaia di moduli analogici esistenti e scegliere come comporre un sintetizzatore completamente custom. Ci ho speso almeno due ore leggendo ed esplorando. Ho ipotizzato diverse configurazioni e ho provato ad immaginarmi cosa sarebbe potuto venirne fuori.

Inutile dire che il giochino diventa molto costoso molto velocemente. Ed io che pensavo che le chitarre fossero costose.

Troppe belle cose da fare, troppo poco tempo per poterle approfondire.