Design, pandemia e risultati

Photo by Marc-Olivier Jodoin on Unsplash

Nel corso degli ultimi giorni stiamo consolidando i risultati della nostra azienda in previsione della approvazione del bilancio. Niente di cui non fossimo, ovviamente, a conoscenza e quindi nessuna sorpresa.

Come mi è capito spesso di scrivere i numeri raccontano delle storie, ed alcune di queste storie sono importanti.

I risultati dell’anno appena trascorso sono stati semplicemente straordinari, nonostante il perdurare della pandemia.

Tutti parametri fondamentali hanno ampiamente superato il budget che avevamo stabilito all’inizio dell’anno. Fatturato, ricavi, EBIT ed EBITDA sono cresciuto molto di più di quanto ci aspettassimo.

E’ una bella storia quella raccontata da questi numeri?

Direi proprio di no. E’ sufficiente fare parlare questi numeri con altri numeri per scoprire che non si tratta di una vista particolarmente piacevole quella che stiamo osservando.

Osservo quindi la numerosità dei team di lavoro nel corso dell’anno e scopro che, fondamentalmente, è stata la stessa dello scorso anno. Alessandro, ma per quale motivo ti stai lamentando? Con una pandemia globale ancora in corso ti stai lamentando del fatto che hai aumentato tutti i parametri a parità di costi?

Sì, mi sto lamentando proprio di questo perché non è una cosa sana.

Quando decisi di fare un pochino di strada insieme a Sketchin chiesi esplicitamente a Luca se volesse solo fare soldi, a discapito di tutto e di tutti, o se volesse creare qualcosa di veramente figo. Gli dissi che la prima cosa la sapevo fare ma non mi è mai interessata mentre per la seconda mi sarei speso volentieri in tutta la mia competenza. La sua risposta è sotto gli occhi di tutti.

Vengo al punto.

Chiunque si sia trovato a svolgere un lavoro “di concetto”, come si diceva una volta, ha potuto approfittare del lavoro remoto e della possibilità di lavorare da casa. La cosa non ci ha creato particolari problemi perché noi siamo sempre stati strutturati in modo da poterlo fare.

Quella che ha creato problemi è stata la velocità di esecuzione dei team che è andata aumentando sensibilmente giorno dopo giorno. Ma cavolo, Alessandro, ancora ti stai lamentando? La velocità dei tuoi team aumenta e a te non va bene.

No, non va bene perché questa velocità che ormai abbiamo raggiunto è costata cara a tutti e, potenzialmente, costerà cara anche nel prossimo futuro.

Due le considerazioni fondamentali.

La pandemia ha generato in tutti noi la paura di potere perdere il proprio posto di lavoro e questo ci ha condotto a spremerci di più per evitare che accadesse.

Lo smart working ha contribuito a rendere disponibile una maggiore quantità di tempo con meno distrazioni rispetto al lavoro in ufficio. Il tutto condito dalla alienazione di non avere altro da fare che non lavorare. Fosse anche solo per simulare il contatto umano con i propri colleghi che era venuto meno per via del distanziamento.

Questi due elementi sono valsi per tutti. Clienti e fornitori. Nessuno escluso.

E’ una situazione che non è sostenibile.

Per questo il mio obiettivo principale per il 2022 è quello di cercare di fare smaltire una parte della energia cinetica che abbiamo accumulato nel 2021 e fare tornare tutto a regimi più naturali.

Se poi guardiamo questo problema dal puro punto di vista del design va osservato che il design ha bisogno di respiro, di spazi vuoti, di vero e proprio cazzeggio perché sia in grado di dare il meglio di sè. Passare da una attività all’altra senza soluzione di continuità è quanto di peggio possa vivere un designer di talento.

Ovviamente non si parla solo di designer. Tutte le funzioni hanno subito questa dinamica nel corso del 2021. Ripeto, non va bene.

Come General Manager sono più che disposto a sacrificare parte di fatturato, ricavi, EBIT ed EBITDA per fare in modo che sia ristabilito un sano equilibrio all’interno dell’ecosistema.

Tutti gli ecosistemi muoiono se il loro equilibrio si rompe.

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