In questi giorni è la prima volta che mi trovo a dovere scrivere del codice in maniera piuttosto seria e, sinceramente, mi sto divertendo un sacco.
Fino ad ora ho usato Python per scrivere poco più che qualche script o qualche utility per semplificarmi la vita ma non mi sono mai addentrato più di tanto nella filosofia del linguaggio.
Ora sto scoprendo un mondo decisamente affascinante e la mia conoscenza del linguaggio avanza a passi da giganti. Ho scritto quasi tremila righe di codice e ho osservato uno strano fenomeno.
Man mano che la mia conoscenza si faceva più solida mi rendevo conto di modi diversi in cui avrei potuto strutturare un algoritmo o scrivere parti di codice in maniera diversa e più efficiente. Per questa ragione lo sviluppo di nuove cose è rallentato per lasciare spazio ad un continuo processo di refactoring.
Credo che questo sia perfettamente naturale quando si impara un nuovo linguaggio. Parallelamente prendo appunti sulle cose che trovo rilevanti e che credo potranno servirmi in futuro.
Certo manca il confronto con altre persone più esperte dato che la mia è una ‘one man band’ ma sino ad ora l’esperienza è decisamente interessante.
Shameless self promotion ahead…
Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.
Quello di seguito è l’ultimo episodio.
Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast
In effetti c’è una discreta differenza! E che colleghi fighi che hai!
Come sostiene da anni il mio collega Guido van Rossum 🙂 sei passato dallo scrivere codice in Python a scrivere pythonic code. C’è una bella differenza.