Credo che sia chiaro a tutti che io sono un avido lettore. Online ed offline.
In questo post, frutto della ennesima frustrazione, vorrei lamentarmi della scarsissima qualità della esperienza di lettura online. Quelli che si salvano sono veramente pochi. Si contano sulle dita di una mano.
Vediamo cosa accade:
- Carichi la home page del sito di informazione che vuoi consultare e istantaneamente la sua home page è nascosta dal solito pippone sui cookies. Alcuni sono incredibilmente invasivi, altri meno. Ora, io comprendo perfettamente che si tratta di un requisito di legge e che tu come editore lo devi rispettare. Però, che palle. Ancora una volta l’abuso di una tecnologia conduce ad una pessima esperienza utente.
- Arrivi finalmente sulla home page ma il background della pagina si trasforma in un messaggio pubblicitario che invade nuovamente tutto lo spazio disponibile esortandoti a comprare la nuova vettura di cui non ha bisogno. Nervosamente cerchi il bottone per chiudere il messaggio pubblicitario che il caro Visual Designer ha colorato con un gradiente del tutto simile allo sfondo ottenendo l’effetto di renderlo invisibile. Lo so caro Visual Designer, ti hanno imposto di farlo. Tu sei un duro e puro e non lo avresti fatto mai di tua spontanea volontà. Però, che palle.
- Cominci a scorrere la home page e magicamente dal fondo della pagina compare un altro messaggio pubblicitario che invade un terzo dello spazio disponibile. Ancora una volta non riesco a capire che cavolo c’è nella home page. Che palle.
- Continuo a scorrere e nell’angolo superiore destro c’è un riquadro con uno dei tuoi video. Ne leggo il titolo e non mi interessa. Continuo a scorrere e quel video rimane sempre nella angolo superiore destro e, oltretutto, in riproduzione. In questo modo mi nascondi parte del contenuto della colonna di destra. Che palle.
- Magicamente riesco a leggere i titoli dei tuoi articoli e, incredibilmente, ne trovo uno che mi interessa. Ci clicco sopra e vengo catapultato nella pagina dell’articolo. Ci metto venti secondi a capire dove cavolo hai nascosto il testo in mezzo a sette milioni di messaggi pubblicitari. Che palle.
- Il tuo articolo è interessante ma non ha questa grande lunghezza. Nonostante questo mi costringi a premere quattro volte un pulsante “Successivo” perché, ovviamente, con i tuoi inserzionisti ti devi ballare del numero di pagine viste. Che palle.
- Accidenti, nel tuo articolo c’è un video che riporta parte della intervista alla persona di cui mi interessava leggere. Clicco sul video e prima che io possa avere accesso al contenuto del video parte un messaggio pubblicitario che sembra interessarsi alla mia flora intestinale. La mia flora intestinale funzionava benissimo prima che io decidessi di consultare il tuo sito. Ancora, che palle.
- In generale fai il furbetto vestendo i tuoi annunci pubblicitari con lo stesso stile del contenuto degli articoli cercando di ingannarmi. Poche cose mi fanno incazzare di più di chi prova a prendermi in giro senza riuscirci. Che palle.
La sintesi è che alla fine la somma della rottura di palle supera la mia volontà di fruire di quel contenuto e abbandono.
Ora, è ben chiaro che tu fai tutto questo per fare quadrare i numeri della tua azienda ma credo che sia arrivato il momento di fermarci a pensare se questo modello possa essere ancora sostenibile. Io ritengo che la qualità possa essere sacrificata fino ad un certo punto.
In un certo qual modo questo mi fa apprezzare di più il quotidiano di carta dove la pubblicità è ancora ben identificabile e non invade il contenuto che mi interessa.