Le slide su Facebook

E così il buon Mark come regalo di Natale ha deciso di concedere agli utenti della sua creatura di creare messaggi di stato con lo sfondo colorato. Davvero!

Mai si era stati così vicini a permettere agli utenti di creare delle vere e proprie slide. L’applicazione per iPhone pare permetta anche di cambiare i font. Se hanno inserito nella lista dei font anche il Comic Sans il piano è completo.

Quello che una volta era prerogativa di uomini e donne di marketing, consulenti, sviluppatori e partecipanti ai più svariati evente sul globo terraqueo ora è disponibile anche per la casalinga di Voghera.

Nuove ed affascinanti forme di comunicazione stanno per atterrare sulle nostre bacheche.

Dai, dite la verità! Non vedevate l’ora di pubblicare le vostre slide su Facebook.

 

Cross-selling e up-selling

Come la maggior parte delle persone in questo periodo mi sono ritrovato a fare degli acquisti per i regali di Natale. Personalmente non mi sono affidato ad Amazon perchè per le persone a cui tengo mi piace occuparmi personalmente dell’acquisto dei regali. Mi piace poterli guardare e toccare prima di decidermi a comprarli.

Per uno di questo regali mi sono recato nella bottega di un famoso brand. Avevo le idee ben chiare su quello che stavo cercando dal momento che avevo già fatto le mie brave ricerce su internet prima di andarci.

Non mi piace spendere troppo tempo in un negozio. Generalmente quando ci entrao so benissimo cosa voglio e so benissimo che ci voglio mettere il minor tempo possibile.

Dopo avere dichiarato la mia intenzione di acquisto alla gentilissima persona che si occupava delle vendite e dopo avere recuperato il mio oggetto la signorina ha tentato in prima battuta di vendermi un modello superiore rispetto a quello che io avevo scelto.

Niente di male, credo che sia un approccio che da negoziante devi avere nell’interesse dei tuoi affari. Io ho gentilmente declinato ben cosciente del fatto che il destinatario del regalo non avrebbe apprezzato ciò che lei mi stava proponendo.

Passato questo momento ha tentato di vendermi l’accessorio A. Anche in questo caso ho rifiutato.

Non contenta, ha provato a convincermi ad acquistare l’accessorio B. Come sopra ho rifiutato.

Stessa trama con l’accessorio C. La mia intenzione di acquisto anche del prodotto originale ha cominciato a vacillare.

Alla ennessima proposta di acquisto dell’accessorio D ho detto di avere fretta e ho concluso la transazione.

Up-selling e cross-selling sono doverosi… diciamo che quattro tentativi di cross-selling ti rendono uno stalker e distruggono totalmente la mia esperienza di acquisto.

Ovviamente a quel punto alla domanda “Le interessa rimanere informato sulle nostre offerte registrandosi al nostro programma di loyalty?” la risposta non è potuta essere che negativa.

 

Non si può aggiustare

Durante l’ultimo evento del CoderDojo locale un compagno di avventure del decenne, ed il decenne stesso, ha fatto in modo di rovesciare un bicchiere di succo di frutta sul suo Macbook.

A nulla sono valsi i pronti interventi di rianimazione e dopo qualche ora il computer ha deciso di smettere di accendersi.

Il computer è un MacBook Pro unibody del 2011 che io non usavo più perchè ne uso uno aziendale un pochino più ciccione di quello che avevo per uso personale.

Ho portato il paziente in un Apple Store per una diagnosi. Confesso che non avevo molto speranze di uscirne con un successo ma ho deciso che comunque valeva la pena tentare. Ho affidato il pc ad uno dei tecnici del negozio che dopo qualche minuto è tornato da me scuotendo la testa.

Ha estratto il suo fido iPad e ha cominciato a prepararmi un preventivo di quello che era necessario sostituire per riportarlo a nuova vita. Il processo di compilazione del preventivo sembrava non finire mai e questo aspetto era certamente foriero di brutte notizie.

Al termine del suo lavoro mi dice che riparare il computer sarebbe costato non meno di 1900 euro e che comunque Apple non avrebbe garantito altri malfunzionamenti nel tempo a causa del liquido che aveva contaminato praticamente tutti i componenti.

Mestamente ho abbandonato il negozio cercando di immaginare un degno funerale per il paziente che era inutile sottoporre ad accanimento terapeutico.

Certo che una macchina praticamente non riparabile non mi sembra un gran sforzo di ingegneria. Certamente di design ma non di ingegneria. In tutti questi anni è la prima volta che mi trovo di fronte ad un evento catastrofico come questo ma avrei certamente sperato di meglio.

Provate ad indovinare che cosa riceverà il decenne come regalo di Natale.

La nebbia

Ho un ricordo di quando ero ragazzino di questa nebbia che avvolgeva le cose al calare della sera. Era una nebbia impenetrabile che non ti permetteva di vedere ad un palmo dal naso.

Quel tipo di nebbia che quando presi la patente ti costringeva a guidare con la testa fuori del finiestrino per trovare la linea di mezzeria.

Era una nebbia che ti entrava nelle ossa con la sua umidità. Allora non ci facevo molto caso data l’età. Era poco più di una scocciatura durante lo scorrere dei giorni.

Nel corso degli anni quella nebbia è scomparsa per lasciare il passo a una foschia più sottile e gestibile. Quella foschia che chi non è di Milano chiama comunque nebbia non essendo consapevole di cosa fosse la vera nebbia di Milano.

Camminare in quel mare lattiginoso aveva un suo fascino e confesso che mi piaceva muovermi lì dentro, quasi nuotandoci dentro. Lasciava spazio ai tuoi pensieri non distraendoti da quello che ti circondava.

In questi ultimi giorni qualcosa che si avvicina a quella nebbia è ricomparsa nel paese in cui abito ed è come un tenero viaggio nel passato. La mattina quando esco per salire in macchina indugio nel cammino per gustarmela un pò e tornare indietro di qualche anno.

Fisicamente la sento molto più di una volta e ne pago il prezzo. Un prezzo che tutto sommato sono disposto ad investire per ritornare indietro nel tempo per qualche minuto.

Contraddizioni

In questi ultimi giorni fiorisce su Facebook una polemica riguardo il fatto che il nostro comune ha deciso di non installare luci natalizie in città preferendo spendere quel denaro per sostenere le famiglie disagiate.

Si leggono commenti a favore della decisione e altri che invece sono decisamente contrari e che suggeriscono che si sarebbe dovuto trovare il modo di fare entrambe le cose.

Ovviamente esiste anche un sottoinsieme di commentatori che criticherebbe a prescindere qualsiasi decisione della locale amministrazione.

Credo che chiunque si trovi ad amministrare qualcosa, sia questo un comune, una azienda o una famiglia si trovi davanti ad una situazione sempre molto complessa.

Il punto di partenza è sempre il fatto che ti trovi una disponibilità di risorse che non è infinita e non ti è quindi permesso di potere fare qualsiasi cosa ti passi per la mente. Devi prendere delle decisioni e fare delle scelte. Questo credo che sia la reale definizione di amministratore.

Certo un paese illuminato durante le feste piacerebbe a tutti, così come credo che tutti siamo daccordo sul fatto che le famiglie in stato di necessità debbano essere aiutate.

Credo anche che bisognerebbe capire che cosa significa amministrare del denaro pubblico disponibile in quantità non infinita e comprendere quali sono state i razionali che hanno deciso come impiegarlo. Certo, non tutti sono in grado di leggere un bilancio ma un minimo di informazione la si dovrebbe cercare di recuperare prima di farsi portatore di critiche verso determinate scelte.

Infine le scelte su come impiegare il denaro pubblico sono anche frutto di un orientamento politico, e ci mancherebbe altro. Le elezioni servono proprio a manifestare il proprio orientamente verso un approccio piuttosto che un altro.

Quello che mi lascia un pochino perplesso è che Facebook, in un certo qual modo, sta diventando il terreno di confronto su qualsiasi argomento. Peccato abbia la naturale tendenza ad esasperare il confronto e dissociare le persone dalla capacità di avere un confronto nel mondo reale. Facebook, come tutti gli altri social network, ti permette di svicolare da qualsiasi confronto semplicemente spegnendo il tuo computer. Nella vita reale è un pochino più complesso.

Lezione all’università

Oggi ho avuto l’occasione di intrattenere due classi della Nuova Accademia delle Belle Arti su una lezione con tema Design Management.

Come tutti sanno è un tema che mi è molto caro, così come quello della organizzazione aziendale in senso lato.

Nonostante la giovanissima età dei partecipanti e nonostante il fatto che si suppone che i giovani virgulti vadano a guadagnarsi da vivere facendo design sono rimasto molto sorpreso dalle loro reazioni.

Alla loro età non dovrebbero ancora essere stati esposti ad organizzazioni aziendali modello tritacarne eppure ho notato lo stupore nei loro occhi quando parlavo di come di lavora da queste parti.

E’ stata una esperienza molto formativa, sopratutto per me.

Il budget

C’è questo rito pagano aziendale della compilazione del budget per l’anno nuovo che mi lascia sempre molto perplesso.

Quest’anno sono andato un pochino lunghetto sul tema e quindi mi ritrovo a doverlo finalizzare sul filo di lana. Troppi cambiamenti tutti insieme.

Quando mi dedico alla stesura del budget mi sembra di scrivere la letterina a Babbo Natale. Nella riga dei ricavi gli racconto quali sono i regali che vorrei ricevere mentre nella riga dei ricavi gli racconto quanto sarò un bambino nuovo l’anno che verrà.

Fatto sta che comunque lo prenda, indipendente dalla quantità di anticipo con cui lo affronto, non ne sono mai soddisfatto. Sono sempre convinto che mi sia sfuggito qualcosa.

Quest’anno ho scritto che sarò un bambino molto buono e che per questo motivo mi aspetto dei bellissimi regali per il prossimo anno.

Il problema è che il 6 di Febbraio arriva la Befana con il carbone. Per fortuna che “passata la festa gabbato lo santo”.

I venditori di opzioni, reprise

I fantomatici venditori di servizi per negoziare opzioni continuano imperterriti nel loro tentativo di avermi come clienti.

Nonostante il ritmo delle chiamate sia diminuito, siamo comunque ancora nell’intorno delle tre, quattro chiamate al giorno. Purtroppo il numero telefonico cambia di continuo e metterli nella mia speciale categoria “Rompiscatole” diventa piuttosto difficile.

Nell’ultima telefonata di oggi ho usato un approccio diverso.

Loro: “Buongiorno, lei è il signor Alessandro?”

Io: “Si, sono io”

Loro: “Buongiorno signor Alessandro, lei conosce le opzioni?”

Io: “Si, le conosco. Mi permette una domanda?”

Loro: “Mi dica”

Io: “Sarebbe così gentile da dirmi quale è la ragione sociale della azienda per la quale lei lavora, l’indirizzo della sede legale, il nome del responsabile del trattamento dei dati personali ed il suo indirizzo di posta elettronica?”

Loro: Click…

Vivere di rendita

Per ovvie ragioni in questo post non si faranno nomi ma sono assolutamente certo che qualcuno capirà di chi sto parlando.

Succede che anni fa mi viene raccontato di questa iniziativa per una industria verticale. Io non ne sono direttamente responsabile sebbene sia necessario che ne venga messo a conoscenza.

Io personalmente ritenni che si trattasse di un’ottima scusa per imboscarsi per un annetto tanto è vero che l’iniziativa non seguì un iter tradizionale di approvazione ma, piuttosto, perversi percorsi aziendali fatti di conoscenze personali.

Per tutto il tempo che sono rimasto in quella azienda ho visto un spreco di risorse e di denaro e non un solo dollaro di ricavi dalla iniziativa.

Ad anni di distanza continuo a leggere qui e là che la stessa iniziativa continua ad essere il cavallo di battaglia del nostro eroe negativo. Vedo cucinare a ritmo continuo post che ne magnificano il valore.

C’è del marcio in Danimarca.

Io continuo a domandarmi per quanto tempo si possa permettere a qualcuno di vivere di rendita grazie ad una enorme fesseria. Diciamo che sarei disposto ad accettare la rendita se si fosse trattato di un grande successo ma questo non è proprio il caso.

Incomprensibile

In ogni comunicazione che possa definirsi tale l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di scambiarsi informazione ed, in ultima analisi, di capirsi.

Da questo punto di vista i computer sono estremamente efficienti da questo punto di vista. Qualsiasi protocollo di comunicazione definisce una fase di handshake in cui i sistemi si stringono la mano e decidono quale è il linguaggio da utilizzare nel prosieguo della conversazione.

Gli umani al contrario sono molto poco efficienti.

Non c’è nessuna fase di handshake e si passa subito a tentare di condividere contenuti spesso parlando lingue diverse.

Nelle architetture di rete ci sono degli oggetti che convertono un protocollo in un altro in modo da riuscire a fare parlare tra loro oggetti che naturalmente non sarebbero in grado di interloquire.

Oggi mi sento uno di questi oggetti.

Un gran casino.

 

Sintetizzatori modulari

Questo mio recente ritorno di fiamma verso la musica cosiddétta elettronica mi ha fatto riscoprire alcuni trend che davo per completamente scomparsi.

Chiunque abbia seguito il mondo della musica elettronica negli anni ottanta ricorderà sicuramente i sintetizzatori Korg o, ancora prima, i Moog.

Io ricordo che per me erano oggetti affascinanti. Nonostante avessero una tastiera che li avvicinava in un certo qual modo ad un pianoforte erano pieni di manopole e fader. Non parliamo poi delle decine di patch che collegavano punti diversi della elettronica del sintetizzatore.

Non ne ho mai avuto uno e sono sempre rimasti un sogno. In realtà un sogno fino a quando qualcuno non ha scritto delle applicazioni per iPad che simulavano questi sintetizzatori famosi. Dei pessimi succedanei. E’ come guidare uno scooter pensando di essere in moto. Un’altra cosa.

Non erano davvero oggetti per tutti. Per una questione economica, certamente, ma anche per una questione relativa al puro utilizzo. Quando ne accendevi uno non ne veniva fuori un singolo suono se prima non avevi sistemato almeno una patch, tipicamente quella che collegava un oscillatore ad un segmento audio. Dovevi sapere quello che stavi facendo e la tua capacità di tirarne fuori suoni belli era direttamente proporzionale alla tua conoscenza delle possibilità dello strumento.

Tutti i costruttori si sono poi resi conto che un prodotto costruito in quel modo non sarebbe mai potuto diventare un prodotto da consumo di massa. Per questo motivo sono nati i sintetizzatori moderni. In questi sistemi il costruttore aveva già fatto delle scelte per l’utilizzatore e alcune delle connessioni che avrebbero ovuto essere fatte manualmente con delle patch sono state trasferite su circuito stampato.

Se è vero che questo ha favorito la diffusione del prodotto da un altro punto di vista ha sottratto la varietà delle possibilità che venivano offerte dai sistemi originali.

Da una veloce ricerca su internet pare che sia rinato un movimento molto attivo intorno ai sintetizzatori analogici. Una sorta di nostalgico ritorno al passato. praticamente ho passato tutta la domenica a letto smaltendo l’influenza e girando su forum e siti che parlavano proprio di questo. Ho scoperto un mondo.

In uno dei video che ho guardato su YouTube (questo) si dice chiaramente:

Warning: Watching this or any other modular synth video will not help your GAS (Gear Acquisition Syndrome) and is likely to have a deleterious effect on your finances

Tra i tanti siti che ho visitato c’e’ questo: Modular Grid

E’ un sito che ti permette di scegliere tra migliaia di moduli analogici esistenti e scegliere come comporre un sintetizzatore completamente custom. Ci ho speso almeno due ore leggendo ed esplorando. Ho ipotizzato diverse configurazioni e ho provato ad immaginarmi cosa sarebbe potuto venirne fuori.

Inutile dire che il giochino diventa molto costoso molto velocemente. Ed io che pensavo che le chitarre fossero costose.

Troppe belle cose da fare, troppo poco tempo per poterle approfondire.

 

L’ingegnere giapponese

Oggi sto pensando molto intensamente a quell’ingegnere giapponese che ha progettato il controller della PlayStation 4 di Sony.

Sto cercando di riparare uno dei due controller della PlayStation che sono stati praticamente completamente usurati dal decenne. Tra parentesi, se mai vi servisse qualcuno che faccia stress test di questo tipo io lo posso noleggiare a modico prezzo. Garantisco precisione ed infaticabilità.

Tornando al nostro ingegnere. Sto pensando proprio a quello che ha deciso di inserire le due molle di rilascio senza una cavolo di guida od alloggiamento che permettesse un riassemblaggio dell’aggeggio da un essere umano invece che da una macchina.

Ecco, sappi che tu stai per passare un pessimo Natale, o qualsiasi altra festa appartenga alla tua religione. Una delle mie maledizioni certamente cadrà su di te in tempi molto brevi.

Per la cronaca, non ci sono ancora riuscito.

It is for the moment

Oggi stavo guardando un video che ha come protagonista Chris Liebing e che raccontava il modo in cui lui suona dal vivo. Chi non conosce Chris Liebing può saperne di più guardando il video qui.

Chris dice una cosa molto interessante sul suo modo di suonare.

It is for the moment!

Mi ritrovo perfettamente in questa affermazione, anche in ambito professionale.

Sarebbe molto facile confezionare qualcosa per un cliente e provare a rivenderlo serialmente a tutti gli altri. La legge dei grandi numeri ci sarebbe d’aiuto ed il nostro fatturato crescerebbe molto più velocemente di quanto non stia già facendo.

Molto spesso mi sono domandato per quale motivo cominciamo ogni progetto completamente da zero, sebbene capitalizzando l’esperienza maturata nelle medesime industrie o in industrie vicine.

Il motivo è proprio quello. E’ per il momento.

E’ per quel cliente ed in quel particolare momento della sua strategia aziendale.

Credo che sia questo che viene percepito dai nostri clienti dopo le prime settimane di lavoro con noi. Non si tratta di una sequenza meccanica di copia ed incolla. Si tratta di un pensiero compiutamente strategico sin dal primo momento che ci si incontra.

Oltre a questo è importante il fatto che non ci sono prime donne in Sketchin. Luca, gli architect, gli strategist, i designer ed io siamo tutti sullo stesso livello ed ognuno ha la medesima rilevanza nella conduzione di un progetto.

Si, è proprio per il momento.

E’ faticoso, difficile in alcuni momenti, complicato nella gestione e nella sintesi ma ci permette di rimanere noi stessi e portare enorme valore ai nostri clienti.

A parità di tempo siamo una macchina insuperabile in termini di valore prodotto.

Noi rimarremo così.

Non c’è speranza

Sarà ancora colpa della febbre e della influenza ma vi confermo che non c’è speranza per il genere umano.

Per qualche strana ragione oggi Facebook propone nella mia timeline un posto proveniente dalla pagina “il mio piccolo mondo” che contiene lo scritto seguente:

Oggi è il mio ultimo giorno di chemioterapia, 😭 vorrei che tutti mi regalassero un augurio 👏 in modo che vada tutto bene, 😔😣 per favore non passare oltre senza regalarmi una preghiera :'( grazie a chi lo farà?

A dire il vero so benissimo per quale motivo me lo propone. Una persona che ha la mia amicizia su Facebook segue quella pagina.

Al momento in cui scrivo il post ha 18.000 reazioni, 3.084 condivisioni e 8.100 commenti tutti dello stesso tono.

C’è qualcosa che non mi convince in quella foto a supporto:

  • Non credo che si vada a fare la chemioterapia in bikini.
  • Se sei alla fine di un ciclo di chemioterapia è difficile che tu abbia tutti quei capelli.
  • Quello non è un setup tipico di un ospedale Italiano.

Scarico la foto sul mio desktop, faccio una ricerca su google images ed ecco svelata la bufala. Si tratta di Jessica, una ragazza Americana che vive in Florida e che è appena sopravvissuta all’attacco di uno squalo.

La solita pagina che tenta di raccattare like facendo leva sulla incapacità della gente comune di distinguere tra finzione e realtà.

Con le elezioni che si avvicinano mi sembra una terribile conferma del futuro che ci aspetta.

Non metto il link alla pagina di Facebook giusto per evitare che si diffonda ulteriormente. Per chi avesse desiderio di farsi due risate in più consiglio vivamente la lettura della sezione “Informazioni” della pagina di cui sopra.

 

Gli stalker del Forex

Di tutte le chiamate di telemarketing che ricevo ce ne è una che sta assumendo le proporzioni di una rottura di balle immane.

Il primato se lo contendevano le compagnie di telefonia mobile. Questi hanno completamente sbaragliato la concorrenza.

Nelle ultime settimane sono arrivato a contare 11 telefonate nell’arco della stessa giornata.

Ovviamente mi promettono di diventare ricco in tempi brevissimi e che non corro alcun rischio. (Ovviamente viene da domandarsi per quale motivo tu che mi stai chiamando non sia il primo ad approfittare di questa meravigliosa opportunità invece di stare al telefono tentando di convincere me)

Ora, intendiamoci bene, non c’è nulla di male nell’investire in questi strumenti finanziari, così come con le opzioni. Detto questo ci devi sapere fare.

Questi poi sono particolarmente arroganti ed insistenti e quando gli fai notare che non puoi rompere le palle ad una persona per 11 volte nello stesso giorno si incavolano pure.

Chi mi conosce personalmente sa che ho il massimo rispetto per chi lavora in società che fanno telemarketing e cerco sempre di ascoltare quello che hanno da dire. Sono sempre molto educato e cortese perchè capisco che stanno facendo un lavoraccio ed essere presi a schiaffi dalla mattina alla sera non è cosa piacevole.

Con loro non ci riesco più. Ora abbatto la chiamata non appena si identificano senza nè un buongiorno nè buonasera.

Oramai ho una lista di numeri bloccati che rasenta le dimensioni della tanto cara rubrica telefonica cartacea di qualche tempo fa.

Alessandro Galetto

Fuga da Whatsapp

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