Per favore, grazie!

Quando quattro anni fa mi ritrovai a negoziare il mio ingresso in Sketchin mi ricordo molto bene che Luca rimase sorpreso da una mia richiesta.

Gli dissi che ero molto colpito dalla qualità del lavoro che veniva realizzato ma che per accettare la sua offerta avrebbe dovuto aggiungere tre buoni che ogni anno avrei potuto spendere a mio insindacabile giudizio.

Ricordo che Luca rimase un pochino perplesso di fronte a questa mia richiesta.

Mi chiese che cosa fossero questi tre buoni. Io risposi che era mio desidero avere l’opzione di rifiutare fino a tre clienti o progetti in un anno senza che nè lui nè i componenti del consiglio di amministrazione mi chiedessero spiegazioni.

Si mise a ridere e mi concesse questo grandissimo lusso.

In quattro anni in fondo ne ho speso solo uno. Ovviamente non rivelerò il nome di colui il quale ho rifiutato.

Ecco, se tu parli con me ed in ogni discussione che conduci usi sempre e comunque il modo imperativo, non cominci la frase con per favore ed alla fine della discussione non ringrazi, sappi che hai alte probabilità di vincere uno di quei buoni.

Garantito al limone, non avrà rilevanza alcuna quale posizione tu occupi nella gerarchia astrale della tua azienda. Direi inoltre che vale la pena ricordare che quella gerarchia vale nella TUA azienda e non nella mia.

Si, oggi mi ha preso molto, molto male.

Beatmaking

Sono sotto l’effetto di una nuova passione musicale che si affianca alla più tradizionale attività sulla chitarra elettrica.

Il beatmaking è quello che mi sta occupando parte della notte in queste ultime settimane. Se non sapete di cosa si tratta e vi piace la musica vi consiglio di non avvicinarvi. E’ materia pericolosa e aspramente dibattuta.

Abbiamo due frange diametramelmente opposte. Ci sono coloro che dicono che si tratta di creazione di musica come se si trattasse di uno strumento vero e proprio e quelli che la considerano una forma minore di produzione musicale.

Io personalmente dopo mesi di studio e letture sull’argomento tenderei a schierarmi con la prima compagine. Fare beatmaking come si deve è decisamente molto complesso. Tanto complesso quanto potrebbe essere raggiungere al completa padronanza di uno strumento fisico.

Nel frattempo sono rimasto stupito dai passi avanti che la tecnologia musicale ha fatto in questo campo. Pochi affezionati ricorderanno l’AKAI MPC 3000 che venne lanciato sul mercato. Era il 1994 ed io avevo sinceramente considerato di non mangiare per sei mesi per potermene permettere uno.

Oggi tutto quello che potevi fare sull’MPC 3000 lo puoi fare sul tuo iPhone.

Ho avuto modo di provare l’Ableton Push. Se andate sul sito di Ableton e guardate la pagina relativa all’Ableton Push 2 (qui) è molto interessante se rileggiamo quanto ho scritto sopra.

Push is an instrument that puts everything you need to make music in one place

Ableton considera il Push 2 come un vero e proprio strumento musicale ed io sono dello stesso avviso. Certo non è uno strumento tradizionale ma quello che ci puoi fare offre enormi possibilità per un musicista o sedicente tale come il sottoscritto.

Per chi avesse dei dubbi sulla qualità delle cose che si possono creare con questo genere di tecnologie provate a cercare su YouTube qualcosa suonato dai Jazz Liberatorz, come ad esempio Slow Down e poi ditemi.

Oltre a questo va detto che è naturalmente possibile affiancare la musica più tradizionale a questo approccio più tecnologico. Ieri sera ho costruito una base di batteria con nuances hip hop e una linea di basso per poi suonarci sopra con la chitarra registrando il risultato.

Non c’è dubbio. Questa è musica vera e veramente molto difficile da produrre.

Prometto che non ammorberò nessuno con i miei tentativi.

Gabbie mentali

Quest’oggi dovevo lavorare ad una presentazione esistente integrandola con un mio contributo sul tema.

Diciamo che avevo le idee chiare sino al momento in cui non ho aperto il file.

La struttura del template della presentazione mi ha imposto una organizzazione del contenuto a cui non ero preparato. Mia mamma usava un termine:cincischiare. Lo usava quando mi vedeva perdere tempo su qualcosa senza davvero avere l’intenzione di portarla a termine o di lavorarci per davvero.

Nel caso specifico ho cincischiato per un paio d’ore senza essere in grado di concludere nulla di concreto.

Questo sino a quanto non ho aperto una presentazione completamente vuota e mi sono messo, finalmente, a produrre qualcosa di valore.

Questo mi ha portato a ragionare sul fatto che gli strumenti che utilizziamo ci impongono un determinato flusso di lavoro. Nel caso di semilavorati come quello di oggi anche l’impostazione intellettuale di chi ci ha preceduto impone una continuità di pensiero che non sempre riesce efficace per chi deve lavorarci ex post.

Il negozio di strumenti musicali

Questa mattina sono andato insieme a Beatrice ad acquistare un nuovo violino. Sembra che nonostante la difficoltà dello strumento lei abbia deciso comunque di continuare a suonare.

Siamo andati in un grande negozio di strumenti musicali milanese. Non facciamo nomi ma chi bazzica questo genere di negozi potrà capire molto facilmente di chi sto parlando.

La musica è una passione e un modo di comunicare universale. Chiunque acquista uno strumento musicale, salvo alcuni casi,  lo fa mosso da vera passione. Molti strumenti sono costosi ed io ricordo che in passato ho risparmiato per mesi per potermi comprare un nuovo strumento, un effetto od un nuovo amplificatore.

L’acquisto in sè è un evento carico di aspettative ed emozioni.

Lo stesso vale per chi si avvicina ad uno strumento e non ha competenze per potere giudicare le qualità di uno strumento piuttosto che di un altro. Per questo motivo si cerca aiuto e consiglio nelle persone che stanno in negozio.

Ecco, io un negozio di questo tipo mi aspetto che le persone che aiutano i clienti siano mosse dallo stesso entusiasmo e dalla volontà di condividere con la stessa passione.

Purtroppo questo entusiasmo e cura per il cliente io non lo vedo, salvo alcune rare occasioni.

Ed è un vero peccato perchè l’assortimento che tu hai è enorme e mi serve quando io arrivo con le idee ben chiare ed in venti minuti esco esattamente con quello che stavo cercando.

Nei negozi di strumenti musicali si potrebbe davvero costruire una esperienza di vendita degli strumenti e di vita all’interno del negozio che potrebbe essere davvero innovativa.

E’ un vero peccato non approfittare di questa occasione e continuare ad essere accolti come degli scocciatori.

 

Tutti esperti di tutto

Immaginate quegli stormi di uccelli che si vedono nel cielo in alcuni momenti dell’anno. Sono composti di una quantità di uccelli enormi e si muovono tutti all’unisono cambiando velocemente direzione e velocità seguendo chissà quale regola.

In alcuni casi i comportamenti delle persone sui social network mi sembrano mimare quel tipo di comportamento.

Muore Fidel Castro e tutti si trasformano in storiografi della rivoluzione Cubana.

Gioca la nazionale di calcio e tutti diventano allenatori.

Si vota per una riforma della Costituzione e tutti sembrano essere membri della Consulta.

Tutti hanno il diritto di manifestare una opinione. Per questo sono molto disposto ad accettare un post su qualsiasi argomento sul quale si decida di rappresentarla. Quello che non capisco è la sequenza di commenti che segue da parte di tutti gli altri “esperti” dell’argomento. Oltretutto questo tipo di comportamento mina amicizie decennali, rompe fidanzamenti e favorisce divorzi.

Diciamo la verità. Se hai fatto la sciampista fino a ieri io dubito che tu possa avere competenze sulla efficacia scientifica di un vaccino. Magari te ne interessi perchè l’argomento ti intrippa ma dubito che nel mondo reale ti lanceresti in una tenzone con un virologo.

Insomma, magari studiamo prima di chiacchierare a vanvera. Me compreso, ovviamente.

Festa al bowling

Una agitatissima compagine di ottenni festeggia il compleanno di un sodale presso il locale bowling.

Tralascio il fatto che il bowling di cui sopra si trova proprio sotto il palco dove tra poche ore si esibirà Elisa con conseguente invasione di fan deliranti alla ricerca di un parcheggio ormai introvabile.

Le divinità che proteggono il giuoco del bowling si stanno rivoltando per come viene interpretato il sacro rito.

Ci sono listarelle di parquet che stanno lacrimando resina e preferirebbero molto di più finire in un caminetto che sottostare ai feroci colpi di questi masnadieri.

L’addetto alle piste ha già tentato due volte di impiccarsi al calorifero con i lacci delle scarpe.

Le mamme stanno tenendo un consesso privato che il G8 a confronto è una riunione di compagni d’asilo.

Ci sono palle da bowling che volano in tutte le direzioni tranne quella che naturalmente dovrebbero prendere.

Guardo tutto questo e penso che sia una grande idea. Immaginate se tutto questo accadesse in casa.

Progressi

Per i miei appunti di lavoro io sono ancora molto legato al mio taccuino ed alla mia storiografica con inchiostro color sangue di piccione.

Regolarmente provo a passare al digitale, non ultimo il tentativo con iPad Pro e Pencil. Purtroppo non funziona.

Torno regolarmente ai miei taccuini.

Ieri sera mi sono capitati sotto le mani quelli dell’avventura con Sketchin.

Sono passati quattro e, accidenti, ne abbiamo fatta di strada. 

Son soddisfazioni.

Ma che si vota?

Mi è parso di capire che il prossimo 4 Dicembre si vota.

La mia timeline di Facebook, e, in forma più attutita data la sua natura più internazionale, di Twitter è piena di ogni genere di esternazione.

Sia per un fronte che per l’altro ho letto delle fregnacce di dimensioni colossali. Si passa da scenari che prevedono future dittature ad altri che descrivono il realizzarsi del paradiso in terra.

Ho visto persone che si sono sbattute per rendere evidenti a tutti le differenze tra i due testi. Io sono nato informatico e come tale prima di mettermi a fare il lavoro sporco verifico se lo ha fatto qualcuno prima di me e, magari, meglio. Poco mi importa se il lavoro lo ha fatto il promotore di un fronte o dell’altro.

Come sempre avviene su questioni politiche gli animi si infiammano molto velocemente. Il mio su questi temi ha smesso di essere infiammabile intorno al secondo anno di università.

Io studio e poi decido serenamente cercando di evitare di farmi influenzare.

Personalmente uso il magico bottone “hide” di facebook su ogni post di questo genere. Arma molto spesso sottovalutata ma di enorme efficacia per la mia integrità di pensiero.

Insomma, avete un pochino rotto le palle nel tentativo di sensibilizzare. La vera verità è che non ci sono influencer ma solo rompiballe.

L’unica cosa che avrebbe senso pubblicizzare su questo tema è la seguente: studia ed alza il sedere per andare a votare.

Le persone umili

Conosco persone che in termini professionali, passato e futuro, mi possono mangiare a colazione come se fossi un cornetto appena sfornato.

Ogni volta che incontro una di queste persone imparo qualcosa dì nuovo ed emozionante.

Nonostante tutto quello che queste persone avrebbero da raccontare e dì cui potrebbero passare ere geologiche a vantarsi, esse rimangono di una umiltà assoluta.

Potrebbero riempire il loro wall di Facebook con le imprese realizzate per i loro clienti o con le nomine prestigiose ricevute.

Ecco, queste sono le persone che mi piace avere intorno.

Vorrei avere anche io la loro umiltà e capacità di rendere semplici le cose difficili.

Ma che bel titolo!

Mi capita spesso di essere attirato da un titolo di un link sulla timeline di Facebook o di Twitter e di cominciare la lettura della pagina verso la quale sono stato trasportato.

Tipicamente, ad un terzo della pagina, scatta il momento WTF. Ma che genere di composti chimici ha ingerito chi ha scritto il titolo? Scopro in quel momento che il contenuto della pagina è una versione molto più soft di quanto espresso nel titolo. Altre volte l’attinenza è pressochè nulla.

Io lo so che voi non vi drogate e che per un click vendereste anche i vostri genitori con la formula prendi due paghi uno, ma siamo davvero arrivati al limite.

Io mi immagino che presto un algoritmo di machine learning sarà in grado di verificare in tempo reale che siete dei minchioni e che vi seppellirà nella terza pagina dei risultati organici di una ricerca su Google (se vi va bene) o vi nasconderà per sempre dalla mia ed altrui timeline.

Nel frattempo ho sviluppato un meccanismo protezionistico autonomo che mi spinge a fare un hide istantaneo del contenuto “fregnaccia”. Magari mi perdo qualcosa di veramente interessante ma sicuramente evito di perdere il mio tempo con degli imbroglioni.

Andiamo al cinema

Questo pomeriggio sono andato al cinema con Beatrice.

Giorno di pioggia a Milano ed era quindi lecito aspettarsi una affluenza superiore alla media.

Quando progetti un servizio nel mondo fisico dovresti tenere in considerazione questi aspetti e, oltre a questi, dovresti fare in modo che tutto ciò che costruisci intorno al tuo punto di fruizione sia orchestrato nella maniera corretta.

La gestione delle code, complice la tipica attitudine Italiana di interpretare le code ad apparato riproduttivo di canide, non funziona oltre un certo limite. I corridoi che dovrebbero indicare le file sono troppo corti per assorbire, e gestire, un grande numero di persone. Il risultato è che al di fuori delle corsie c’è l’anarchia dove tende a vincere il prepotente. Il prepotente spesso si accompagna con i pargoli i quali cresceranno con lo stesso approccio.

Arrivi alle case più o meno integro e lì osservi che non ci metti i venti secondi che ci dovresti mettere:

  1. Buongiorno, due biglietti per Trolls, per cortesia.
  2. Ecco a lei, sono 19 Euro.
  3. Allunghi la banconota da 20 Euro.
  4. Prendi un Euro di resto.
  5. Ti accomodi in sala.

No, non funziona così. Ci sono quelli che hanno un biglietto gratis grazie al programma di loyalty di 3, quelli che usano i buoni dell’Esselunga, chi ha prenotato da casa ma non usa l’applicazione e via con almeno altri due casi di cui non sono riuscito ad identificare il meccanismo. Per ognuno di questi casi l’operatore si deve districare tra processi diversi. Chi con un lettore di carte magnetiche, chi con un lettore di codice a barre ecc. ecc.

Il risultato è che per emettere un biglietto ci vogliono circa 90 secondi se ti va bene.

Ora, da un punto di vista di business trovo che siglare partnership con i programmi di loyalty di altre aziende sia una grandissima idea. Dall’altra dovresti cercare di armonizzare i processi per non fare soffrire tutta la catena di fruizione del servizio. Oltre a questo dovresti anche evitare di fare sentire i tuoi operatori come dei burattini dietro un bancone.

L’affluenza è grande e tu metti una sola persona a controllare i biglietti. Siamo nel 2016, siamo sicuri che quella persona sia utile lì e n0n, invece, a gestire un’altra cassa. Ci sono oramai decine di soluzioni automatiche per gestire questa cosa.

Non mi addentro nella organizzazione del punto vendita di cibi e bevande ma è certamente un altro punto su cui molto potrebbe essere fatto.

Insomma, a me questa cosa del tiriamo a campare comincia a dare un pochino fastidio. Ci sono enormi finestre di opportunità che potrebbero essere sfruttate e che avrebbero un impatto positivo sia sui numeri del business che sulla qualità dell’esperienza che consegni ai tuoi clienti.

Non sarebbe il caso di comincare a darsi da fare?

Una slide al giorno

Oramai su Corrente Debole siamo arrivati a 117 posts, questo compreso.

Diciamo che l’esperimento continua con successo e non avrei immaginato che così tante persone mi avrebbero dedicato il loro tempo per leggere le mie parole giorno dopo giorno. Se vogliamo questo è uno degli elementi che, nonostante tutto, mi spinge a continuare l’esperimento.

Ci sono stati davvero giorni in cui avrei davvero voluto solo andare a dormire senza occuparmi di null’altro.

Tra le persone che commentavano positivamente questo giochetto c’era Tiziano che mi raccontava dell’esperimento di un altro suo amico. Non un post al giorno, ma, piuttosto, una slide al giorno.

Mi diceva che alla fine, e con una certa regolarità, la persona che sta facendo questo esperimento si ritrova con una quantità di cose di valore che potrà riorganizzare in contenuto di valore da poter comunicare.

Trasferire valore. Questo dovrebbe essere il fine ultimo di ogni cosa che facciamo.

Ammetto che l’idea mi affascina anche se, forse, è la versione moderna del quadernino delle idee su cui tutti annotiamo le cose che ci colpiscono o delle quali non ci vogliamo dimenticare.

Io quasi quasi provo anche con questa cosa. Magari con meno assiduità rispetto a Corrente Debole.

 

Ha vinto Trump

Interessante come si è evoluta la narrazione sui social network durante le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Trump non vincerà mai. Clinton vincerà a mani basse. Attenzione alla sorpresa di Trump e a quelli che mentono nei sondaggi.

Cose false, bugie, ipotesi, complottismi e via dicendo.

Altrettanto interessante quello che è avvenuto dopo la vittoria di Trump.

Una quantià enorme di “Io l’avevo detto…”. Tra questi un insieme di aziende che si occupano di analisi del sentiment sui social networks che dicono di avere predetto tutto in anticipo.

Ecco, io ora mi prendo una vagonata di tweet e status da Facebook, mi invento un algoritmo di sentiment analysis che mi dica che vincerà Trump e poi, ex post, dico a tutti quanto sono stato figo e prometto che sarò figo anche in futuro.

La verità è che questo genere di analisi sono roba seria come sanno bene i miei amici di Teia Technologies Antonio, Mauro e Massimo.

In ultima analisi confermo come sia facile fare i predittori del passato spacciandolo per futuro. Eccheppalle.

Sbagliare è concesso

Come ho scritto ieri abbiamo avuto in studio questo contest per selezionare due praticanti.

Sono molto felice della scelta che abbiamo fatto e sono sicuro che abbiamo trovato due persone di grande valore che potranno pienamente esprimersi all’interno del nostro studio.

I partecipanti al contest avevano a disposizione cinque minuti per presentare davanti a tutti gli altri partecipanti e a tutto lo studio il frutto della loro giornata di lavoro. Ovviamente si tratta di una cosa complessa e che può certamente generare preoccupazione, sopratutto in coloro che ancora non sono abituati a parlare in pubblico.

Una delle persone partecipanti ha cominciato la sua presentazione ma dopo pochi secondi l’emozione la ha sopraffatta e non è riuscita a proseguire nella sua esposizione. Le abbiamo detto di prendersi il tempo necessario a tranquillizzarsi e le abbiamo detto che avrebbe potuto presentare il suo lavoro in coda alle presentazioni degli altri partecipanti.

Prima osservazione: chiunque si merita una seconda chance, quale che sia lo sbaglio che ha commesso.

Mentre la persona abbandonava la scena la ho osservata e ho letto nei suoi occhi la delusione. Sono assolutamente sicuro che in quel momento lei ha pensato di essere fuori dai giochi e che il suo errore sarebbe bastato ad escluderla quale che fosse il risultato del suo lavoro.

E’ arrivato nuovamente il suo turno e la presentazione è andata molto bene. Mi è molto piaciuta la sua capacità di analizzare il problema ed il percorso che ha compiuto nel trovare una soluzione. Un lavoro di ottimo livello se consideriamo che era stato eseguito nell’arco di una sola giornata.

Ci siamo ritirati in camera caritatis per decidere chi fossero le due persone che avremmo voluto al nostro fianco e abbiamo scelto anche lei.

Abbiamo scelto lei perchè il suo lavoro era ottimo e di profondità maggiore rispetto ad altri lavori che abbiamo visto durante la giornata.

Quando ho comunicato i nomi delle delle due persone ho letto lo stupore sul suo volto. Questa era la conferma che lei comunque si considerava già fuori dai giochi.

Seconda considerazione: non sei mai fuori dai giochi fino a che la partita non è finita.

Con il tempo puoi imparare a gestire le emozioni e fare in modo che la pressione sia un utile strumento per dare il meglio di sé. Se non possiedi la scintilla ed il talento non puoi imparare.

Questo è il motivo per cui quella persona è stata scelta.

Giovani virgulti

Abbiamo la possibilità di assumere dei praticanti designer in studio. Al contrario di quanto avviene molto spesso in Italia in Svizzera il praticante viene assunto e riceve una retribuzione di tutto rispetto.

In passato tutti i praticanti che sono transitati da Sketchin sono stati tutti assunti e sono tra noi ancora oggi.

Per questa ragione oggi ci sono in studio quindici giovani promesse del design. Avremmo potuto fare il classico giro di colloqui, una attenta osservazione del loro portfolio e decidere come avrebbe fatto qualsiasi altra azienda.

Io penso che il design sia un lavoro che richiede ispirazione, sudore e tanta manualità, sebbene su strumenti digitali.

Se dovessi assumere un meccanico lo metterei al lavoro su un motore che non funziona per capire in che modo analizza il problema ed osservare come lo risolve praticamente.

I quindici giovani virgulti sono al lavoro su una ipotesi di progetto che abbiamo inventato per loro. Spenderanno la giornata lavorandoci sopra e faranno un pitch di presentazione del lavoro eseguito. Dovranno spiegare quale approccio hanno usato e come hanno progettato il servizio che gli abbiamo richiesto di progettare.

Alla fine decideremo chi saranno coloro che entreranno a fare parte della nostra squadra.

E’ una giornata molto eccitante e piena di spunti positivi. Mi piace osservare la passione che tutti mettono in quello che fanno. E’ lo spirito o, se vogliamo, il sacro fuoco che anima chiunque si ritrovi a fare questo genere di lavoro. Peccato rendersi conto che in tante persone questa fiamma si affievolisce con il tempo trasformandole in ometti senza un perchè ma con un ego smisurato.

Nel frattempo mi presto ad essere intervistato come potenziale utente. L’unica cosa fastidiosa è che vengo intervistato come un utente “anziano”.