Rivoluzione

Che Guevarra psoter
Photo by elCarito on Unsplash

In queste ore sto riflettendo sulla popolarità che ha ottenuto il mio post che annunciava un cambiamento radicale nella vita. Abbandonare un buon lavoro, lasciare il paese per dedicarsi ad un attività da “ritorno alle origini”.

Il posto ha avuto quasi ottomila visualizzazioni su LinkedIn e quasi duemila sul mio blog. Molto al di sopra della media dei miei lettori abituali che, di solito, si contano sulle dita della mano.

La ragione è semplice. Tutti siamo attirati da una rottura drastica e, almeno nella percezione, coraggiosa. Abbandonare tutte le certezze e la routine per imbarcarsi in una nuova avventura dalle tinte un po’ romantiche.

Quante volete avete sentito qualcuno dire. “Mollo tutto ed apro un agriturismo in Toscana” o, in alternativa, un chiringuito su una spiaggia messicana. E’ un classico, un grande classico.

Affermazioni di questo genere sono comuni perché da un lato tutti prima o poi proviamo la pulsione di fuggire dal castello di impegni ed obblighi che abitiamo, ci siamo costruiti e ci imprigiona. Dall’altro la spariamo grossa perché diviene semplice dire che è troppo complicato e non ce la possiamo fare.

Pochi sanno fare una rivoluzione, specialmente nella propria vita. Spesso quando mi capita di parlare in pubblico faccio una battuta. “Di Che Guevara ne è esistito uno, tutti gli altri hanno solo comprato la t-shirt”. Questa è la realtà delle cose.

Di fatto associamo al termine rivoluzione un evento straordinario ed eccezionale. Un punto di rottura.

Molti non se ne sono accorti ma io, personalmente, ho vissuto una rivoluzione negli ultimi tre anni. Un cambio di vita e di approccio alla vita che è stato per me fondamentale. Certo è che non ha fatto alcun rumore, tanto che è passato quasi sotto silenzio. Se è vero che è stato generato da un evento traumatico è altrettanto vero che è proseguito con lentezza e consapevolezza negli ultimi tre anni. Spesso dico che in questo momento che sono la migliore versione di me degli ultimi 50 anni e ne sono assolutamente convinto.

Quindi una rivoluzione è possibile in qualsiasi momento ma è una spinta che deve nascere dentro di noi e che deve essere accompagnata per mano giorno per giorno.

Non sono necessarie scelte e cambiamenti radicali. E’ sufficiente cercare di scomporre la propria vita in atomi e affrontarli uno ad uno. Togliere di mezzo quelli che sono inutili e di cui possiamo fare a meno. Cambiare secondo il nostro desiderio questi aspetti e poi rimettere tutto insieme in un nuovo approccio.

Io ho cominciato dalle piccole cose. Rimettermi in forma, cominciare a correre, dire più spesso di no, proteggere il mio tempo e via dicendo.

La somma di questi atomi cambiati sarà un vera rivoluzione durante il percorso.

Almeno per me ha funzionato.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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