Sabato con il brief

person using laptop on lap
Photo by Andrew Neel on Unsplash

Purtroppo ha smesso di nevicare ed oggi scende solo una pioggerellina leggera e fastidiosa.

Dovrei uscire per andare a comprare dei generi alimentari ma ho il sospetto che la batteria della mia macchina sia morta e, comunque, non ne ho proprio nessuna voglia.

Ci sono un paio di cose che dovrei fare prima di lunedì.

Alla fine decido di infrangere le regole della mia religione lavorativa personale e decido di mettere mano ad un documento di gara che devo necessariamente inviare entro Lunedì sera.

A questo giro ho deciso di fare da solo e non chiedere l’aiuto di altre persone di Sketchin. Quest’anno la situazione ha richiesto davvero degli sforzi fuori dal comune alle persone e chiedergli di dedicare un fine settimana ad un documento di gara non mi sembrava proprio il caso.

Ho quindi sullo schermo i Terms of Reference e su un altro schermo il documento che sto scrivendo. Faccio partire il mio timer Pomodoro e comincio a scrivere.

Quando devo scrivere dei documenti come questo non riesco a farlo per parti. Mi spiego meglio. Non sono in grado di cominciare a scrivere niente sino al momento in cui tutta la struttura del documento non è chiara nella mia testa. Prima di poterla scrivere la devo vedere, fatta e finita, con il mio cervello.

Solo a quel punto apro il mio word processor e scrivo. Di solito di getto ed in un unica soluzione come, del resto, è avvenuto in questo caso. Dopo 14 pomodori il documento è completo e ne sono ampiamente soddisfatto.

Sinceramente non mi è dispiaciuto. Questo fine settimana sono da solo e non avevo grandi cosi personali che volevo esplorare. In fondo volevo solo rilassarmi e, sebbene l’argomento non fosse particolarmente eccitante, scrivere mi rilassa parecchio.

A questo giro era in inglese e questo ha introdotto una complessità in più ma anche questo era un elemento piacevole della situazione.

Ora mi sa che devo occuparmi della macchina e della sua batteria e dopo ci starebbe bene un pochino di blues con l’amplificatore a palla e qualche backing track degna di nota.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


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