Stream Deck, una scoperta

Photo by Kadyn Pierce on Unsplash

In questi due anni di più o meno grande lockdown mi è capitato di usare quasi ogni strumento di video conferenza creato dall’uomo. Google Meet, Cisco WebEx, Zoom, Skype ed altri di cui non riesco nemmeno a ricordare nemmeno il nome.

Ogni singolo cliente dello studio sembra avere le sue preferenze su questo tema e noi dobbiamo, obtorto collo, adeguarci se vogliamo avere il piacere di guardarci negli occhi.

Dal punto di vista della usabilità questo significa che di ogni applicazione devi capire come configurare microfono, speaker e webcam prima di iniziare la tua riunione. Durante la riunione stessa è invece necessario capire come zittire il microfono, disattivare la webcam, condividere lo schermo, approvare ingressi non invitati, leggere la chat, guardare chi ha alzato la mano per intervenire e via dicendo.

Alla fine mi sono stufato di tutto questo e mi sono comprato un Elgato Stream Deck.

Su questo sistema ho impostato tutti gli shortcut che mi servono durante le conference call e che sono ora a portata di dito. Con la sola pressione di un tasto posso dimenticarmi di dove si trovano i comandi sullo schermo e posso concentrami su quello che ascolto e, sopratutto, su quello che dico.

Mi sono poi detto che il sistema di cui sopra è un pochino overkill rispetto al problema che dovevo risolvere e quindi ho cercato di capire se potessi utilizzarlo in maniera più estesa per migliorare la mia interazione con la macchina che uso in studio.

In effetti è proprio così. Ho mappato le funzioni delle applicazioni che uso più spesso sul sistema ed ora ho migliorato di molto il mio accesso e la mia velocità nell’utilizzo delle applicazione. Dato che posseggo la memoria di un pesce rosso non devo più ricordarmi in quale menu o sotto menu si trova una particolare funzione. Posso guardare lo Stream Deck e la relative icone per avere accesso immediato alla funzione che stavo cercando.

Se è vero che lo Stream Deck nasce per coloro che vogliono fare live streaming e giostrarsi tra una camera e l’altra, lanciare effetti speciali, cambiare sorgenti audio e via dicendo devo dire che è uno strumento talmente versatile da riuscire a prestarsi ad altri usi altrettanto interessanti.

In prima battuta avevo deciso di utilizzare un Raspberry Pi e relativo touch screen da 8 pollici che stava a prendere polvere in un cassetto. Avevo verificato che esistono delle applicazioni che replicano in maniera quasi perfetta la funzionalità dello Stream Deck. Sarebbe stato un progetto interessante ed un risparmio notevole dato che lo Steam Deck non è che sia proprio economico.

Purtroppo dopo avere provato ad alimentare il Raspberry Pi ho scoperto che la permanenza nel cassetto lo ha ucciso e che quindi era inutilizzabile.

Alla fine non ho resistito e ho comprato lo Stream Deck. Sinceramente non avrei immaginato che un oggetto come quello potesse avere un impatto così grande sul lavoro di ogni giorno.

Non è, ovviamente, una cosa strettamente necessaria ma mi ha aiutato molto in queste ultime settimane. E poi è veramente divertente come oggetto.

Diciamo che appartiene alla categoria “gadget da bimbominchia di cui potresti fare a meno” ma una sua utilità ce l’ha.

E’ ovvio che sto cercando di giustificare l’acquisto alla mia coscienza ed al mio portafoglio.

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